Roma, lasciò morire la 20enne Maddalena Urbani: ecco perché il siriano è già libero

Al siriano era stato contestato l'omicidio volontario riqualificato in omicidio colposo: non aveva voluto chiamare i soccorsi

Dalla richiesta di una pena massima per omicidio volontario alla scarcerazione in meno di due anni. Per i giudici Abdulaziz Rajab, noto come il siriano, che, agli arresti domiciliari, il 27 marzo del 2021 ospitò la ventenne Maddalena Urbani e la lasciò morire senza chiamare i soccorsi pur sapendola in overdose, è stato solo maldestro.

Al siriano era stato contestato l’omicidio volontario riqualificato in omicidio colposo: non aveva voluto chiamare i soccorsi

Deve ritenersi che gli imputati, nel non richiedere tempestivamente l’intervento del 118, pur rappresentandosi una situazione di pericolo per la vita di Maddalena Urbani, abbiano agito il Rajab in modo maldestro e la El Haouzi in modo superficiale, ed entrambi in modo colpevolmente inadeguato, ma senza aderire psicologicamente all’evento (morte, ndr), nella convinzione, o nella ‘ragionevole speranza’, dettata dallo stato di agitazione e confusione, dalla mancanza delle necessarie conoscenze mediche, dall’inesperienza e dall’affidamento riposto in altri”, che la Urbani non sarebbe morta.

E’ il passaggio cruciale con cui i giudici della prima Corte di Assise d’Appello di Roma hanno ridotto la condanna da 14 anni a 4 anni e mezzo per Abdulaziz Rajab, il siriano nella cui abitazione morì la figlia ventunenne del medico-eroe Carlo Urbani che per primo isolò il virus della Sars.

Con la loro decisione, i giudici di secondo grado avevano riqualificato da omicidio volontario con dolo eventuale in omicidio colposo l’accusa per il siriano.

L’amica di Maddalena, che era in casa, Kaoula El Haouzi, è stata invece condannata a 3 anni, rispetto ai 2 anni della sentenza di primo grado, dove per lei i giudici avevano riqualificato l’accusa in omissione di soccorso.

Subito scarcerato

Con la sentenza emessa a luglio Rajab, dopo aver trascorso circa due anni in carcere, è tornato libero.

I giudici di Appello hanno evidenziano come Rajab non abbia “in alcun modo contribuito a determinare la situazione di pericolo in quanto l’assunzione di metadone e altre sostanze da parte della Urbani è avvenuta ben prima che con la El Haouzi raggiungesse l’abitazione dell’imputato; Rajab quindi, al momento dell’ingresso delle ragazze nella sua abitazione non è a conoscenza di quanto avvenuto in precedenza e, in particolare, delle sostanze assunte dalla Urbani – non solo metadone ma anche cocaina, benzodiazepina e alcol – e solo dopo la Urbani avrebbe ‘farfugliato’ che aveva preso un ‘pochino di metadone‘”.

Inoltre, nel motivare la riqualificazione del reato, i giudici di secondo grado sottolineano come Rajab non rimanga “inerte, si adopera cercando nella prima fase di far riprendere la ragazza, con la respirazione bocca a bocca, nella plausibile convinzione che la stessa fosse in stato di ubriachezza, e poi, in una fase successiva, dopo la mezzanotte, chiedendo l’aiuto dei suoi conoscenti, effettivamente intervenuti“. In particolare un amico muratore, un cittadino romeno che aveva svolto un corso di soccorso per lavorare in cantiere.

Dall’omicidio volontario

La procura invece aveva contestato al siriano, in quel momento agli arresti domiciliari per detenzione di sostanza stupefacente, l‘omicidio volontario proprio perché non avrebbe potuto rendersi conto della gravità delle condizioni della ragazza che poi effettivamente è morta per essersi ostinato a non chiamare l’ambulanza. Da detenuto, infatti, non avrebbe potuto ospitare estranei in casa.

Il siriano, difeso dall’avvocato Andrea Palmiero, è stato scarcerato il 7 agosto a seguito della espiazione di un altro titolo di pena definitivo. Ora dovrà scontare i 4 anni e sei mesi per la morte della giovane Maddalena.