Bimbo di 4 anni muore annegato nel centro estivo: pena mite per la bagnina

Il bimbo era affidato al centro estivo: trovato morto nella vasca dei piccoli

Hanno patteggiato una pena di 1 anno e quattro mesi ciascuno, con sospensione della pena i tre imputati accusati dell’annegamento di Fabio Guidobaldi, il bimbo di 4 anni morto il 20 luglio 2022  in una piscina comunale a Grotte di Castro, un piccolo borgo del viterbese.  Il procedimento – che ricorda la tragedia di Cretone dove è morto Stephan un bambino di 8 anni – si è svolto al palazzo di giustizia di Viterbo.

Il bimbo era affidato al centro estivo: trovato morto nella vasca dei piccoli

Il piccolo Fabio, quel giorno era affidato alle cure di un centro estivo e la tragedia si consumata nella vasca riservata ai più piccoli senza che nessuno se ne rendesse conto.
Quando qualcuno ha notato il corpo del piccolo galleggiare era già troppo tardi.

Gli imputati, il presidente e il vicepresidente della cooperativa responsabile della gestione della piscina comunale e la bagnina, erano accusati di omicidio colposo in concorso.

L’indagine, condotta dai carabinieri, ha rivelato che il bimbo era stato lasciato da solo in acqua senza alcuna protezione, nonostante non sapesse nuotare.

Nello stesso momento la bagnina stava tenendo una lezione privata a un’altra bimba.

Le contestazioni alla bagnina

Pesanti le accuse rivolte alla bagnina che, nella sua qualità di assistente ai bagnanti presso la piscina comunale di Grotte di Castro, che secondo le conclusioni del pubblico ministero, “ometteva di prestare la dovuta vigilanza, poiché nonostante fosse, in quel momento, l’unica deputata, presso il centro estivo, all’assistenza ai bagnanti, si occupava di impartire una lezione privata a una bambina in tenera età, lasciando così privo della dovuta sorveglianza il minore Fabio Guidobaldi”.

Inoltre – come riportato sempre dall’avviso di conclusione indagini – consentiva l’accesso in acqua del minore nonostante fosse privo delle competenze natatorie minime e nonostante non indossasse alcun presidio di sicurezza, cagionando così, per imprudenza, negligenza e imperizia l’annegamento e il conseguente decesso del minore per arresto cardiocircolatorio a seguito di annegamento”.