Lago di Bolsena, alla scoperta del villaggio preistorico sommerso dall’acqua (VIDEO)

Il villaggio sommerso continua a svelare oggetti preziosi: al lavoro insieme agli archeologici i sommozzatori della Stazione Navale di Civitavecchia della Guardia di Finanza

Il villaggio preistorico sommerso nel lago di Bolsena continua a svelare piccoli capolavori. Moltissimi gli oggetti in bronzo appena recuperati tra cui attrezzi da lavoro come scalpelli, asce e raspe per la lavorazione del legno.  Al lavoro però non solo i sub archeologi della Soprintendenza. Per svelare i segreti dell’enorme villaggio dell’età del ferro sommerso dal lago sono servite  anche le immersione dei sommozzatori della Stazione Navale di Civitavecchia della Guardia di Finanza.

Il villaggio sommerso continua a svelare oggetti preziosi: al lavoro insieme agli archeologici i sommozzatori della Stazione Navale di Civitavecchia della Guardia di Finanza

Un lavoro certosino portato avanti in stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale che sta portando alla luce palafitte, materiale ferroso ligneo e ceramico.

La direttrice della Soprintendenza, l’architetto Margherita Eichberg, con gli archeologi ora sta tirandole somme dei nuovi scavi che con l’aiuto dei sommozzatori si sono svolto dal 16 al 23 luglio 2023.

In particolare sono state effettuate attività congiunte presso il sito protostorico del Gran Carro le cui ricerche sono attualmente condotte dal personale afferente al Servizio di Archeologia Subacquea della Soprintendenza, finanziate e finalizzate alla conservazione e salvaguardia di uno dei contesti abitativi della prima età del Ferro maggiormente conservati nell’Italia medio-tirrenica, oggi sommerso a circa cinque metri di profondità.

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La squadra sommozzatori della Guardia di Finanza che collabora con la Soprintendenza nel recupero dei reperti archeologici sul fondo del lago di Bolsena

In particolare lo scavo stratigrafico condotto assieme ai restauratori subacquei della C.S.R. Restauro Beni Culturali, con la presenza del Nucleo Sommozzatori delle Fiamme Gialle, e l’ausilio dei volontari del CRAS, sta dando risultati sorprendenti per l’interpretazione dell’intero complesso.

L’insediamento del Gran Carro, noto dal 1959, si contraddistingue per la presenza di un’area abitativa, la cosiddetta “palafitta”, per la presenza di più di 500 pali perfettamente conservati e infissi sul fondale inquadrabile principalmente tra la fine del X e il IX sec. a.C. nell’ambito della cultura villanoviana, e l’area solo recentemente interpretata come luogo di culto della “Aiola”, un immenso tumulo di pietrame che conserva tracce di antichi rituali al di sotto delle pietre, forse già a partire dall’età del Bronzo medio.

Con la nuova campagna di ricerche si stanno finalmente raccogliendo preziose informazioni circa la vita di una comunità di 3000 anni fa, avendo concentrato per la prima volta le operazioni su una area molto estesa nella zona della “palafitta”.

I reperti recuperati

Moltissimi gli oggetti in bronzo recuperati tra cui alcuni attrezzi da lavoro come scalpelli, asce e raspe per la lavorazione del legno. Numerosi anche i vasi di impasto rimasti sotto le macerie delle capanne spesso andate a fuoco, alcuni finemente decorati.

 

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I reperti recuperati nel villaggio preistorico sommerso nel villaggio di Bolsena

L’intervento svolto dai sommozzatori della Stazione Navale a supporto degli archeologi ha dissuaso e evitato la sottrazione di preziosi reperti, spesso depredati da soggetti non autorizzati, che ricavano ingenti profitti dalla vendita illegale a collezionisti senza scrupoli in un momento in cui i reperti erano certamente più a rischio durante le operazioni di scavo.

La presenza delle Fiamme Gialle, supportate da un gommone in superficie, è stata fondamentale anche durante le aperture straordinarie al pubblico organizzate in occasione delle giornate per la Valorizzazione del Ministero della Cultura, in cui l’afflusso di persone è stato di grande successo e il controllo sia in superficie, sia sui reperti è stato così garantito in piena sicurezza.