Roma, saluto romano al funerale di Alessia Augello: 8 indagati

A fine funerale la bandiera con croce nazista sulla bara: la famiglia: "Nemmeno lei avrebbe voluto"

La Procura di Roma ha chiuso le indagini per 8 militanti di estrema destra che il 10 gennaio dell’anno scorso a fine funerale esposero la bandiera con la croce uncinata nazista sulla bara di Alessia Augello, la 44enne vicina a Forza Nuova, all’uscita dalla chiesa di Santa Lucia, a circonvallazione Clodia, ad un passo dalla cittadella giudiziaria di Piazzale Clodio.

A fine funerale la bandiera con croce nazista sulla bara: la famiglia: “Nemmeno lei avrebbe voluto”

I militanti, per cui la procura si sta preparando a chiedere il rinvio a giudizio, davanti al feretro nel sagrato della chiesa fecero anche il saluto romano gridando ‘presente’.

In seguito all’inchiesta aperta dal pm Erminio Amelio, gli indagati sono stati accusati di violazione delle leggi Scelba e Mancino in materia di apologia di fascismo e incitamento alla discriminazione all’odio o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

Alessia ‘Tungsy’ Augello, ricordata come la pasionaria del litorale romano, era morta a 44 anni in seguito a una trombosi. Era una militante di Forza Nuova, e la mattina del 10 gennaio durante le esequie la bara sistemata davanti alla chiesa era stata avvolta da una bandiera con la svastica nazista. I partecipanti avevano poi salutato il feretro con il saluto romano e il “presente”, invocandone il nome. Scena ripresa da partecipanti e passanti.

La contestazione dei parroci

Dal saluto “illegale” il Vicariato si dissociò subito. Don Alessandro e Don Paolo Emilio, i parroci celebranti, avevano risposto con un post su Facebook: “Abbiamo pregato e confortato familiari ed amici intervenuti, affidando l’anima di Alessia a Dio Padre misericordioso. Purtroppo quanto si è verificato all’esterno della chiesa alla fine della celebrazione è avvenuto senza nessuna autorizzazione da parte del parroco né del sacerdote celebrante, entrambi all’oscuro di quanto stava per accadere“.

E ancora: “A tale proposito intendiamo esprimere la nostra profonda tristezza, delusione e disappunto per quanto si è verificato prendendo le distanze da ogni parola, gesto e simbolo utilizzati all’esterno della chiesa, riconducibili a ideologie estremiste lontane dal messaggio del Vangelo di Cristo“.

La famiglia

La famiglia, gli amici e Alessia stessa scomparsa a Roma il 7 gennaio scorso prendono le distanze e si dissociano da quello che è accaduto all’esterno della chiesa di Santa Lucia dopo i funerali“, aveva scritto una zia della vittima.

Siamo addolorati per la perdita della nostra amata Alessia. Ci dissociamo totalmente dai fatti che si sono svolti all’esterno della Chiesa, dei quali non eravamo a conoscenza e che nemmeno Alessia stessa non avrebbe in nessun modo condiviso né apprezzato. Non avremmo mai permesso né autorizzato quanto poi è successo”. Poi l’invito di  “rispettare il nostro dolore e il nome di Alessia“.