Roma, a Prima Porta il cimitero lo pulisce una famiglia rom

Fiori piantati e innaffiati e sacchi di rifiuti raccolti: ecco come la famiglia Adzovic si occupa del cimitero

Non solo danneggiamenti, con statuette decapitate da un vandalo con problemi psicologici al Verano (leggi qui). C’è anche chi si impegna da volontario nel decoro dei cimiteri capitolini. A Prima Porta una famiglia rom di origine montenegrina ha preso ramazze e secchi e ripulito, aiuola dopo aiuola, un’ala del camposanto, purtroppo noto per lo stato non ottimale. Ad offrirsi volontari i familiari di Soni Adzovic, ucciso tre anni fa a 27 anni da un tumore al cervello.

Fiori piantati e innaffiati e sacchi di rifiuti raccolti: ecco come la famiglia Adzovic si occupa del cimitero

A Soni la famiglia aveva dedicato un tavolo che fungeva da altarino e un grande cuore con ali di velo appoggiato a un muro, poster, candele, cuoricini, le scritte love e pure i peluche. Tutti fatti rimuovere dal Campidoglio perché ritenuto un altare abusivo. I familiari hanno accettato, anche se a malincuore, la rimozione, ma hanno deciso comunque che Soni come gli altri defunti meritino il meglio: a partire da aiuole curate e pulite. (leggi qui)

Una pulizia che in realtà la famiglia svolge da tempo: la novità che qualche giorno fa alcuni operatori Ama si sono prestati a dar loro una mano portando via i sacchi di rifiuti accatastati.

“Dal degrado a giardino”

“Oggi, come accade ormai da anni, c’è bisogno di decoro urbano per nostri defunti e non è e non sarà né la prima né l’ultima volta che bonifichiamo e bonificheremo l’area dove si trovano i nostri cari nella loro casa eternaha detto Najo Adzovic -. Oggi abbiamo avuto un programma speciale e grazie alla collaborazione non ufficiale ma umana con i responsabili e gli operatori di Ama del camposanto a Prima Porta hanno collaborato insieme a mia moglie, mia figlia e figli, ed alla mia nuora, la moglie di mio figlio che si trova nella sua dimora eterna, abbiamo fatto delle pulizie insieme”.

Tolte le foglie degli alberi, raccolte le bottiglie di plastica, rifiuti ingombranti e pulito tutto, racconta Nahjo.

I muri di pregiudizio  – aggiunge – crollano davanti all’evidenza di poter migliorare questa terra santa dove riposano i nostri defunti e dove si riconcilia e si collabora tra cittadini e società. Spero che questa volta la collaborazione possa trasformare questo degrado in un giardino di fiori, alberi e raccoglimento, un luogo di accoglienza per bambini anziani disabili, e dove i miei nipotini possano andare a trovare con la mamma il loro papà senza vedere sporcizia e degrado”.