L’Europa impone: “Concessioni balneari all’asta”. Ora la parola chiave è mappatura

La Corte Europea di Giustizia ha stabilito l’obbligo il blocco del rinnovo automatico delle concessioni ma anche l’entità delle risorse disponibili da mettere all’asta. Necessaria la mappatura

La Corte Europea di Giustizia ha stabilito che anche in Italia va bloccato il rinnovo automatico delle concessioni demaniali quindi per balneazione e turismo. Ma ha anche disposto che questo principio della libera concorrenza vada rispettato in ragione delle risorse disponibili. Insomma, libera concorrenza ma solo per le nuove concessioni. Quindi, si proceda prima a una mappatura delle aree libere e poi si lancino le gare ad evidenza pubblica.

La Corte Europea di Giustizia ha stabilito l’obbligo il blocco del rinnovo automatico delle concessioni ma anche l’entità delle risorse disponibili da mettere all’asta. Necessaria la mappatura

Si fa acceso il dibattito sulla sentenza emessa ieri dalla Corte Europea di Giustizia riguardo al ritardo da parte dell’Italia della direttiva sulla concorrenza dei servizi pubblici meglio nota come Bolkestein nell’ambito delle concessioni balneari. La Corte di Giustizia europea ha sì stabilito che le concessioni demaniali non possono essere rinnovate automaticamente ma anche che “per l’assegnazione di concessioni di occupazione del demanio marittimo, gli stati membri devono applicare una procedura di selezione tra i candidati potenziali qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali”.

Cosa significa questo? Che solo una mappatura delle coste marittime, fluviali e lacuali potrà stabilire la vasta oppure la limitata disponibilità di risorse naturali. In poche parole, se ci sono vastità di spazi da mettere in concessione, non è necessario svolgere le cosiddette aste di evidenza pubblica sulle concessioni già assegnate. Ed è su questo punto che i sindacati dei balneari e anche diversi comuni costieri intendono muoversi: affidare in concessione solo quelle rive sinora non utilizzate.

Certo, non in tutte le località questo principio sarà applicabile con facilità. Nel caso di Ostia o di Rimini, Riccione, Fregene, per fare degli esempi, non ci sono nuove spiagge da mettere a gara ma prima di stabilirlo sarà necessario fissare sulla base di quale superficie territoriale il principio debba essere applicato. Comunale? Provinciale? Regionale? I Pua, Piani di utilizzazione degli arenili, sembrerebbero essere i parametri da rispettare ma saranno le linee guida in elaborazione presso il Governo a stabilirlo.

Se, infatti, il principio fissato dalla Corte Europea di Giustizia è quello della “scarsità delle risorse naturali”, basterà valutare la mappatura in ambito regionale per stabilire che nuove concessioni potranno essere lanciate per quelle spiagge finora non occupate perché di assoluta improduttività economica, magari perché distanti dalle città o posizionate su rive non appetibili. Proviamo a immaginare, per restare nel Lazio, ad alcuni tratti di Montalto di Castro o di Gaeta.

C’è poi la questione della appetibilità di una concessione. Sarebbe davvero interessante per un potenziale concorrente avviare un’attività balneare su una nuova concessione per la quale le amministrazioni non possono rilasciare permessi di costruire in ragione dei mille vincoli fissati lungo le coste?

Insomma, tra squilli di tromba provenienti dalle diverse fazioni politiche, la materia del contendere sembra essere ancora in alto mare. E non potrebbe essere altrimenti, non tanto per l’alta posta economica in palio quanto per il valore iconico che le vacanze al mare hanno per l’immagine Italia nel mondo.