Ostia, per Carlotta 23 anni fa la diagnosi di autismo. La mamma: “Oggi suona, fa sport e lavora”

Con la Fondazione Roma Litorale la storia di Carlotta: "E' stata fondamentale la famiglia e darle strumenti per potersi realizzare"

Nella foto, Carlotta

Ostia: quella che raccontiamo oggi è la storia di Carlotta una ragazza con disturbi dello spettro autistico, che insieme alla sua famiglia e la Fondazione Roma Litorale, ha preso la forza 23 anni fa, per realizzare sé stessa e alcuni progetti importantissimi per la sua autodeterminazione.

La diagnosi di autismo è arrivata qualche anno dopo la sua nascita, generando nei suoi cari la paura di non avere gli strumenti per gestire al meglio la sua crescita. Nonostante le difficoltà però ce l’hanno fatta, e l’incontro con la Fondazione Roma Litorale è stato determinante per raggiungere degli incredibili obiettivi.

Con la Fondazione Roma Litorale la storia di Carlotta: “E’ stata fondamentale la famiglia e darle strumenti per potersi realizzare”

Una bella storia di tenacia quella raccontata dalla mamma di Carlotta, una ragazza di Ostia a cui in tenera età sono stati diagnosticati disturbi dello spettro autistico: “Appena nata – spiega mamma Sabrina – sapevo che qualcosa non andava. Mi dicevano che ero ansiosa. Ma noi mamme abbiamo un sesto senso, confermato dalla diagnosi arrivata qualche anno dopo. Non lo accettavo e all’inizio non sapendo dove sbattere la testa, fai tanti errori. L’amore per i tuoi figli ti fa scalare le montagne, ma ci vuole anche la fortuna di trovare centri e persone giuste”.

Oggi Carlotta è una ragazza serena, che fa sport e suona la chitarra elettrica e da poco ha iniziato anche un tirocinio lavorativo, ma i suoi 23 anni sono stati faticosi ma veramente carichi di grandi soddisfazioni: “Da piccola era autolesionista e problematica, il che per tre anni non ci ha fatto uscire di casa, ma anche se ho sacrificato la mia vita per lei – dice mamma Sabrina – rinunciando a realizzarmi e a fare a un lavoro che mi piaceva per trovarne uno che mi permettesse di seguirla, a chi oggi si trova a dover percorrere questa strada dico di far prevalere l’amore, su tutto. Di tenere nel cuore le cose positive che sono poi quelle che ti spingono ad andare avanti, a insistere a non mollare per il loro bene“.

E’ Stefano Galloni, direttore generale della Fondazione Roma Litorale, che si occupa di oltre 450 bambini con fragilità e disabilità del neurosviluppo, a spiegare nel merito come l’impegno di Carlotta associato al lavoro in equipe che ha coinvolto la famiglia, gli specialisti della Fondazione e la scuola, le abbia consentito di fare dei passi da gigante, valorizzando le sue potenzialità con un percorso costruito soprattutto sulle sue scelte e i suoi desideri, e in cui la presenza dei familiari è stata importantissima.

Per il direttore sanitario della Fondazione Roma Litorale, Francesco Cesarino l’altra determinante è stata poi il dare a Carlotta gli strumenti per poter acquisire una propria identità, autodeterminarsi e realizzarsi: “Abbiamo iniziato da piccole cose che per lei avevano però grande importanza, come ad esempio il cucinare – spiega Cesarino -. Questo ha significato prendere delle decisioni, ritrovarsi a scegliere una ricetta, studiarla, uscire di casa imparando la strada per andare al supermercato e acquistare gli ingredienti, ed infine realizzare la ricetta. Naturalmente tutto sotto la supervisione della nostra equipe, che l’ha seguita nella crescita. E con l’età è progressivamente cresciuta anche la sua voglia di fare, di imparare” – conclude.

Il “Progetto ribelle”

Oggi con l’occasione di parlare del caso di Carlotta e dei suoi straordinari progressi, l’Ente racconta anche come con il “Progetto Ribelle” la 23enne sia anche riuscita ad esplorare i propri sentimenti, e prendere coscienza delle proprie emozioni, di se stessa, dei suoi obiettivi e dei suoi sogni, avviando anche un percorso di confronto con i suoi coetanei per sviluppare le relazioni con gli altri: “Sono tutti processi che hanno fatto in modo che acquisisse maggiore consapevolezza di se stessa – spiega ancora il dottor Cesarino -, sapere che ci sono persone che credono in quello che fa è stato importantissimo. Va sempre ricordato che si tratta di un percorso condiviso con la famiglia, che ha avuto e ha un ruolo fondamentale, cosa che ha fatto e farà la differenza”.

Ai genitori di ragazzi con disturbi dello spettro autistico consiglio di non fare paragoni con gli altri, perché gli obiettivi forse potrebbero essere diversi ma quelli raggiunti non saranno di certo meno straordinari. Insieme a Carlotta facciamo tantissime cose bellissime: viaggiamo, andiamo fuori a cena, usciamo. Le difficoltà sono tante, ogni ragazza o ragazzo ha le sue, ma le soddisfazioni ti fanno dimenticare tutto” – conclude mamma Sabrina.