Francesco Vitale non è volato via da una terrazza condominiale, ma dalla finestra di un appartamento al quinto piano. C’è una prima svolta nell’indagine sulla morte di “Ciccio” Vitale il pr 45enne barese precipitato mercoledì 22 febbraio nel cortile di un palazzo di via Pescaglia, alla Magliana.
L’appartamento controllato col luminol dagli esperti del Ris. Prima svolta nell’indagine
Ieri i carabinieri del Ris hanno svolto un sopralluogo con il luminol nell’abitazione intestata a un trentenne, con la fedina penale immacolata, chiamato a spiegare perché Vitale si trovasse a casa sua e se in quel momento fossero presenti altre persone, come si ipotizza. Per ora sarebbe scattata l’iscrizione nel registro degli indagati in procura con l’accusa di sequestro di persona.
Il caso, intanto, è passato sulla scrivania di un magistrato della Dda, l’antimafia.
Ed è proprio a piazzale Clodio che ora si attendono i risultati dell’autopsia e degli esami svolti nell’appartamento. Serviranno a capire se il pr abbia lottato prima di cadere oppure sia stato buttato nel vuoto. L’altro passo cruciale per le indagini arriverà con l’esame dei tabulati del telefonino della vittima, non ritrovato, come il portafogli. (leggi qui)
Escluso il suicidio, si procede per omicidio
Secondo una prima ricostruzione il 45enne avrebbe inutilmente cercato di aggrapparsi ai fili del bucato per salvarsi, che col peso però hanno ceduto. Il volo da 15 metri a quel punto si è rivelato fatale.
Il pr era arrivato a Roma in auto con la compagna (subito rientrata a Bari). E proprio alla Magliana lo attendeva un incontro per discutere di debiti, sostanziosi, in sospeso.
Vitale noto anche come “Ciccio barbuto”, a quanto pare in difficoltà economiche, sembra che avesse accumulato dei debiti in Puglia con alcuni elementi della comunità pakistana, ma soprattutto a Roma con personaggi di calibro legati allo spaccio di droghe.
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