La pineta di Castelfusano muore giorno dopo giorno. L’infestazione di cocciniglia tartaruga, la terribile Toumeyella parvicornis, ha ucciso finora centinaia di esemplari: questo perchè il Comune di Roma, nonostante sia obbligato da un’ordinanza regionale, non li ha curati. E ora li sta abbattendo ad un alto costo per la collettività, non solo ambientale: l’appalto costa quasi 7 milioni di euro mentre gli alberi potrebbero costituire un valore in termini di biomassa.
Uccisi dalla cocciniglia tartaruga, il Campidoglio li abbatte non rispettando l’ordinanza regionale che ne impone la cura che invece impone ai privati
“Uno spettacolo terribile vedere tutti questi alberi che costantemente vengono abbattuti. Nonostante ci fossero cure a disposizione per contrastare la malattia, dopo centinaia di segnalazioni da parte dei cittadini, è stato fatto troppo poco e ora ne stiamo vedendo le conseguenze”. Questo commento a caldo è del fotografo Michele Carelli che ha girato il video che vi mostriamo per documentare lo scempio che sta avvenendo, nel silenzio di tutti, all’interno della pineta di Castelfusano.
Il comune di Roma, dopo una breve e circoscritta sperimentazione su alcuni esemplari di Castelfusano, i cui risultati non sono stati resi noti nonostante dichiarazioni entusiaste dell’allora assessora comunale, ha abbandonato gli interventi. A novembre (leggi qui) qualcosa si è visto lungo le alberate che fiancheggiano la Cristoforo Colombo ma anche dell’esito di quei trattamenti non si è saputo nulla.
Eppure la Regione Lazio il 31 agosto 2021 ha pubblicato la deliberazione 548 del 05 agosto contenente le misure fitosanitarie obbligatorie di contrasto alla “Toumeyella Parvicornis”. In quelle misure, oltre alla mappatura delle zone interessate dal fenomeno, si prescrive l’obbligatorietà dei trattamenti. Una prescrizione seguita da diversi comuni, tra i quali quello di Fiumicino (leggi qui), e attuata anche dai privati che detengono terreni interessati da pineta (leggi qui). Verso questi privati, addirittura, il Campidoglio ha imposto la compensazione ambientale ovvero l’obbligo di mettere a dimora un numero di essenze pari a quelle abbattute (leggi qui).
Va messa in discussione anche la metodica di abbattimento (leggi qui). In particolare ci si interroga se il Campidoglio nell’affidamento dell’appalto (quasi 7 milioni di euro) abbia considerato la possibilità che gli alberi abbattuti, con tutte le cautele del caso, si trasformino in biomassa e, in questo modo, ne abbia calcolato il valore in fase di affidamento dell’appalto oneroso. Quanto meno, con i soldi ricavati dalla vendita della biomassa, si sarebbero potuti comprare alberi da mettere a dimora al posto di quelli rimossi.
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