Blitz e doppio furto da parte di un "manolesta" 52enne che ha agito con freddezza da professionista all'interno della Suprema Corte
Roma: un “manolesta” 52enne è entrato di soppiatto alla corte di Cassazione e una volta all’interno di due uffici ha rubato 800 euro da due portafogli, quello di una dipendente e di un magistrato, un sostituto procuratore generale.
Nel dettaglio, i reati risalgono allo scorso settembre, quando, una volta entrato al “Palazzaccio” direttamente dalla porta principale, accedendo dall’ingresso di Piazza Cavour, il “manolesta” è stato scoperto dopo aver messo a segno gli scippi, grazie ai video delle telecamere interne di videosorveglianza.
Arrestato al termine di mesi di indagini, ora dovrà difendersi dall’accusa di furto aggravato e sottoposto al regime degli arresti domiciliari ed è emerso che il ladro era già gravato da precedenti specifici.
Il ladro è stato incastrato dalle celle telefoniche che lo hanno localizzato proprio dentro alla Cassazione, oltre alla testimonianza resa da un’altro lavoratore del Palazzaccio, al quale l’arrestato aveva chiesto informazioni per sapere come raggiungere l’uscita.
La misura cautelare degli arresti è stata disposta ai danni del “manolesta” da parte del Giudice per le Indagini Preliminari, in quanto si teme che possa reiteare il reato, rubando ancora.
Difatti l’autorità giudiziaria ha tenuto in considerazione l’abilità messa in mostra nell’occasione dal 52enne, agendo con calma olimpica anche in un posto come la Cassazione, blindato e sorvegliato da “occhi elettronici”.
L’uomo ha “ripulito” le due vittime di denaro contante, carte di credito e buoni pasto per poi scappare, ma è stato individuato rapidamente, anche perchè si era presentato sul posto in pantaloncini, abbigliamento vistoso e soprattutto vietato all’interno della Cassazione.
Con grande rapidità, prima ha sottratto 500 euro dal portafoglio del sostituto procuratore, contenuto in uno zaino all’interno del suo ufficio e poi andando in un altro locale ha “spazzolato” 330 euro oltre a vari buoni pasto e carte di credito, ad una dipendente che altrettanto incautamente aveva lasciato incustodito il suo portafoglio.
Tra le considerazioni finali riguardo a questa vicenda risulta davvero singolare notare che anche al giorno d’oggi, nell’era iper-tecnologica di carte di credito, bancomat e grandi flussi di denaro che viaggiano per via digitale, ancora ci sono magistrati che vanno in giro con ingenti quantità di soldi in contanti.
Certamente si tratta di decisioni personali e la questione è legittima, ma in un tribunale, nel quale si emettono sentenze su uomini e sui loro interessi, tanta disponibilità di banconote proprio al tempo di internet superveloce, dell’immateriale e dei servizi sempre più digitalizzati, soprattutto quelli bancari, qualche perplessità la solleva.
Sempre in questo periodo, all’interno di diversi nostri articoli vi abbiamo raccontato dell’arresto per corruzione della giovane praticante avvocatessa Camila Marianera e del suo fidanzato, perchè sorpresi a ricevere informazioni provenienti da atti secretati al Tribunale di Piazzale Clodio, grazie alla compiacenza di diverse “talpe” (leggi qui).
Poi, a pagamento, la Marianera comunicava le informazioni top secret ai suoi clienti, tutti provenienti dal mondo della malavita, tra i quali ultras calcistici, spacciatori e membri del Clan Casamonica, avvisandoli in anticipo di eventuali pedinamenti, intercettazioni o provvedimenti disposti ai loro danni (leggi qui).
Si tratta di indagini lunghe, con la notizia, lo scorso fine settimana, di altre cinque persone inserite a vario titolo nel registro degli indagati, proprio per essere sospettate d’aver collaborato con il duo criminale (leggi qui).
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