Talpa in procura, arrestato pure il fidanzato dell’avvocata Camila Marianera. Ecco come agivano

La coppia paga la talpa con 200 euro a informazione riservata e ne metteva in tasca almeno il doppio: favoriti pusher e ultrà

La talpa e i fidanzati. Camila Marianera, la praticante avvocato di 27 anni arrestata a Roma per corruzione non agiva da sola. Arrestato anche il fidanzato, Jacopo De Vivo: lui le passava i nominativi e una “talpa” dell’ufficio intercettazioni di piazzale Clodio le passava informazioni segrete. Ossia facevano sapere agli interessati, in cambio di soldi, se erano intercettati o meno. In media 200 euro a controllo. (leggi qui)

La coppia paga la talpa con 200 euro a informazione riservata e ne metteva in tasca almeno il doppio: favoriti pusher e ultrà

All’apparenza una coppia qualsiasi. Camila aspira a diventare un’avvocata penalista e nel frattempo si aggiudica una collaborazione in Campidoglio con l’ufficio dell’assessore Monica Lucarelli (subito rescisso). Il papà, però, ha avuto guai con la giustizia. Mentre lui, il fidanzato, Jacopo De Vivo, classe ’92, è figlio dello scomparso Peppone ex capo ultrà della Roma con vari precedenti di polizia.

I due fidanzati avrebbero messo in piedi, dal 2021 fino a dicembre, quello che i pm di Roma Francesco Cascini e Giulia Guccione hanno definito un “protocollo criminale”: controllavano su commissione degli indagati, attraverso una “talpa” dell’ufficio intercettazioni, se fossero in corso pedinamenti, intercettazioni telefoniche, ambientali, l’eventuale presenza di gps nelle auto e trojan nei cellulari.

Ora resta da identificare il “funzionario” corrotto. A lui sarebbero andate 200 euro a pratica, mentre la coppia ne intascava dai 300 ai 500 per lo più da ultrà e da pusher.

Il gip Gaspare Sturzo nella misura cautelare che ha portato l’avvocata e il fidanzato in carcere la ricostruisce così: “Un modello sistemico che ha dato luogo a regole di condotta ben precise: De Vivo che procaccia i clienti interessati e Marianera che funge da canale di collegamento con il pubblico ufficiale appartenente ai servizi giudiziari della Procura di Roma, con cui ha concluso un patto di corruttela generalizzato dietro la promessa o consegna di non meno di 200euro”.

Le intercettazioni

L’Indagine è un filone di un’altra inchiesta per droga dei carabinieri del nucleo Investigativo. Il 20 settembre scorso Luca G., finito in manette dieci giorni dopo e intercettato, incontra Jacopo e Camilla, all’epoca non identificati. “Io tramite il mio studio (estraneo ai fatti ndr) così diciamo che conosciamo una persona che sta in procura nell’ufficio dove sbobinano le intercettazioni e tutto. E a me mi fa tanti favori, tipo che se gli metto il nome con la data di nascita…”, diceva Camilla.

E ancora: “Davanti a me scrive sul computer – spiegava – lui mi dice praticamente: inserito gps sotto la macchina, oppure predisposto ocp (ossia un pedinamento) su via.. o sotto casa”. “Là dentro trovi la gente con le cuffie“. I controlli, Marianera li eseguiva anche sulla posizione del padre: “Se po’ fa’ per chiunque, cioè nel senso chiunque me dici te”.

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