Civitavecchia, false fatture sulle forniture a bordo delle navi: evasa Iva per 10 milioni (VIDEO)

Civitavecchia, scoperta maxi frode fiscale dalle Fiamme Gialle: confiscati beni per 10 milioni di euro a due amministratori di un azienda indagati per false esportazioni all'estero per evadere l'Iva 

Indagini per un’imponente frode fiscale da 10 milioni di euro, sono state eseguite dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Civitavecchia, portando allo scoperto le operazioni di una società di Civitavecchia indagata per l’ipotesi di reato di emissione di fatture per false operazioni.

Si tratta di un’impresa fornitrice di provviste di bordo per navi turistiche e mercantili in arrivo e in partenza dai vari porti italiani, tra cui Civitavecchia. La società acquistava la merce, dichiarando con falsi documenti l’intenzione di esportare i prodotti all’estero per evitare l’addebito dell’IVA. La merce invece non usciva dal territorio nazionale.

Civitavecchia, scoperta maxi frode fiscale dalle Fiamme Gialle: confiscati beni per 10 milioni di euro a due amministratori di un azienda indagati per false esportazioni all’estero per evadere l’Iva

Sono stati sequestrati dai Finanzieri del Comando Provinciale della Capitale i beni immobili e le disponibilità finanziarie di due amministratori di una società di Civitavecchia, un decreto di sequestro preventivo “per equivalente” di 10 milioni di euro emesso dal G.I.P. del Tribunale di Civitavecchia su richiesta della locale Procura della Repubblica corrispondente all’IVA evasa dai due soggetti, che sarebbero indagati per l’ipotesi di reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti.

E’ stato grazie ad una verifica fiscale che le Fiamme Gialle del Gruppo di Civitavecchia – hanno scoperto la frode derivante da una serie di false operazioni che l’impresa fornitrice di provviste di bordo alle navi turistiche e mercantili, avrebbe compiuto sugli acquisti delle merci.

Il modus operandi della società, sarebbe stato quello di acquistava la merce e di rilasciare ai fornitori false “lettere d’intento”, con cui manifestava l’intenzione di esportare i prodotti in territorio estero, al fine di evitare l’addebito dell’IVA. La merce invece non sarebbe mai uscita di fatto dal territorio nazionale, grazie ad un giro di vendite fittizie a società estere, documentate da fatture false.

I canali di cooperazione internazionale, hanno poi confermato anche l’inesistenza delle società alle quali sarebbero state falsamente inviate le merci all’estero.

Da cui la misura cautelar adottata allo stato delle attuali acquisizioni probatorie del sequestro preventivo finalizzato alla confisca “per equivalente” di disponibilità finanziarie e di cespiti del valore di circa 10 milioni, corrispondente all’IVA evasa. In attesa di giudizio definitivo, vale la presunzione di non colpevolezza.

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