Francesco Rocca, “figlio” di Ostia: cominciamo male

Il candidato del Centrodestra alla Regine Lazio parte con il piede sbagliato: condannato da giovane per spaccio di droga si giustifica “A Ostia non era un ambiente tranquillo”

Francesco Rocca centrodestra

Nonostante i mal di pancia in casa di Fratelli d’Italia, sarà l’ex presidente della Croce Rossa Francesco Rocca il candidato alla guida della Regione Lazio (leggi qui). La sua campagna elettorale, però, parte con un inciampo destinato a renderlo antipatico a chi vive e lavora a Ostia, cittadina nella quale Rocca è cresciuto ed è stato condannato per spaccio di sostanze stupefacenti.

Il candidato del Centrodestra alla Regine Lazio parte con il piede sbagliato: condannato da giovane per spaccio di droga si giustifica “A Ostia non era un ambiente tranquillo”

Tutto nasce da un’intervista concessa dal candidato del centrodestra al giornale La Stampa. Il giornalista, nel colloquio con Francesco Rocca, tira fuori uno scheletro nell’armadio dell’aspirante politico cresciuto a Ostia ovvero una condanna a tre anni per spacci di cocaina. Rocca, 57 anni, ha vissuto nella sua infanzia tra le Terrazze di Casal Palocco (marinaio di salvataggio alla piscina dell’Isola 46) e il Pontile (comitiva in via dei Promontori). Il 10 giugno 1986, quando aveva 21 anni, alla fine del processo che lo vedeva imputato per detenzione i fini di spaccio di sostanze stupefacenti, Francesco Rocca venne condannato. Pena ridotta di due mesi in appello. Era stato ritenuto colpevole di aver spacciato eroina per conto di una banda di nigeriani.

La Stampa, dunque, subito dopo l’annuncio della candidatura, ha ritirato fuori il “fattaccio” nel passato di Francesco Rocca. E questo, per giustificarsi di quel gesto ha dichiarato: “Mia madre da lì a poco sarebbe morta per un cancro, ero molto sofferente e iniziai a usare gli stupefacenti. Vivevo ad Ostia, che non è proprio un ambiente tranquillo, e sono finito in un giro di amicizie sbagliate.”

Tutta la comprensione per il gravissimo turbamento portato dalla morte della madre ma, no, sulla giustificazione che a Ostia spacciare sembra quasi naturale, non ci stiamo. E’ vero, gli anni Ottanta sono quelli di “Amore tossico”, film girato quasi interamente a Ostia da Claudio Caligari con attori attinti direttamente dal mileu dei tossicodipendenti. E’ altrettanto vero che tra spiagge scomparse sotto i colpi dell’erosione e crisi del commercio taglieggiato dalla mala-amministrazione (è del 1991 l’operazione mani pulite del maggiore Ferace e del presidente Ascom Morelli), Ostia soffriva un malessere più acuto di tante altre periferie romane. Un disagio che nel 1989 aveva portato al referendum pro distacco amministrativo perso per poche migliaia di voti, quelli degli anti-scissionisti di Casal Palocco.

Si può dichiarare, dunque, che a Ostia negli anni Ottanta non si vivesse bene ma non è accettabile come la droga e lo spaccio fossero scelte inevitabili. Basta fare nomi eloquenti per contestare una simile teoria. Dalla gioventù di quegli stessi anni sono usciti fuori personaggi onorevoli e celebrati come Massimo Carlini, uno dei massimi chirurghi addominali e presidente della Società Italiana di Chirurgia (leggi qui), l’architetto Giuliano Fausti (leggi qui), i giornalisti Gianni Maritati (Rai) e Davide Desario (direttore di Leggo), l’autore della fotografia Daniele Nannuzzi (collaboratore dei registi Comencini, Cavani, Risi, Scola e Zeffirelli), i calciatori di serie A Stefano D’Aversa, Andrea Silenzi e Massimiliano Cappioli, gli attori Elena Sofia Ricci, Enrico Brignano e Enzo Salvi, l’ex medico della Nazionale di calcio Paolo Zeppilli.

La lista di nomi di personaggi oggi degni di menzione cresciuti a Ostia in quegli anni di fuoco e difficoltà potrebbe essere infinita. Basta quella appena proposta per dimostrare, caro signor Rocca, che non si possono scaricare sull’ambiente le proprie debolezze e insufficienze. L’augurio generale è che, qualora venga eletto Governatore, sappia ricucire la ferita del suo passato e “risarcire” Ostia di questa sua indiretta offesa. 

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