Roma, protesta di medici, infermieri e cittadini sulle carenze del sistema sanitario il 17 novembre

Una grande protesta in quella che è stata ribattezzata una "Emergenza Urgenza", con un appuntamento in piazza per protestare contro le difficoltà attuali del sistema sanitario

Un medico. Foto di repertorio

Un grande raduno per protestare a livello di categoria per quella che è stata ribattezzata “Emergenza Urgenza”, il prossimo 17 novembre a Roma in Piazza Castellani, vicino alla Bocca della Verità, sul Lungotevere a Ripa.

Una grande protesta in quella che è stata ribattezzata una “Emergenza Urgenza”, con un appuntamento in piazza per protestare contro le difficoltà attuali del sistema sanitario

Obiettivo è “Salvare il pronto soccorso per salvare un Servizio sanitario nazionale universalistico, equo e sostenibile” questo l’appello che i professionisti dell’emergenza urgenza della Simeu accompagnati dai cittadini-pazienti rivolgono al nuovo Ministro Orazio Schillaci per sollecitare provvedimenti urgenti indispensabili per sanare le attuali difficoltà strutturali del Sistema.

Basti pensare solo ai più recenti episodi in cui la carenza di medici o il sovraccarico di lavoro hanno mandato al collasso il sistema sanitario. Come quando la cronica mancanza di personale medico ha obbligato alla chiusura di 6 posti letto al reparto medicina del Grassi di Ostia (leggi qui).

O come quando, anche se non a livello medico, il Cup del medesimo ospedale era andato in tilt per ore (leggi qui).

A questo scopo infatti si riuniranno medici e infermieri del Pronto Soccorso e del 118 della Società italiana medicina di emergenza urgenza (Simeu), scendono nuovamente in piazza, a un anno di distanza, per sollecitare provvedimenti urgenti indispensabili a “sanare le attuali difficoltà strutturali del Sistema.

La carenza di medici infermieri sta assumendo da mesi e mesi contorni devastanti a livello nazionale, come noi spesso vi abbiamo evidenziato (leggi qui).

Segnatamente riguardo ai reparti di pronto soccorso l’emergenza è eterna, basti ricordare solo l’ammissione ultima di questa estate dell’assessore regionale alla sanità del Lazio, D’Amato, che ammetteva come servissero già ad agosto almeno 1200 medici ma le assunzioni hanno sempre tardato ad arrivare (leggi qui).

La condizione di grande sofferenza del reparto di Emergenza Urgenza italiana, denunciano, esige purtroppo ancora di essere testimoniata pubblicamente: le istanze dei professionisti verranno quindi rappresentate di fronte alla sede di lavoro del nuovo Ministro della Salute, in Piazza Castellani sul Lungotevere Ripa. Occorrono decisioni tanto rapide quanto importanti.

“Nell’ultimo anno abbiamo ottenuto il giusto riconoscimento della nostra disciplina, grazie al Decreto su denominazione ed equipollenze – sostiene il Presidente nazionale Fabio De Iaco – ma non può che essere un punto di partenza di una riforma sostanziale. Per scongiurare lo smantellamento dei servizi cui stiamo assistendo impotenti è necessaria una nuova visione strategica, che tenga conto delle mutate condizioni e delle nuove necessità e intervenga in tempi brevi e con decisione, per salvare il Pronto Soccorso italiano”.

Roma, protesta di medici, infermieri e cittadini sulle carenze del sistema sanitario il 17 novembre 1

Il sistema fa acqua da tutte le parti: una carenza di personale stimata nei pronto soccorso italiani di oltre 5mila medici e circa 12mila infermieri, un aumento del numero accessi rispetto al numero dei sanitari realmente impiegati, carico di lavoro per singolo professionista con un incremento registrato dal 25% al 50%.

E ancora, pazienti destinati al ricovero in attesa di un posto letto anche fino a più di 800 al giorno in regioni importanti come il Lazio con oltre 600 di essi in attesa da più di 24 ore. I Dimessi dopo aver ottenuto cure direttamente in PS si stima siano più 50% rispetto alla pre pandemia. Aumento della mortalità nell’ultimo decennio in PS a causa del mancato ricovero oltre 100%.

A questo proposito un caso di questa drammatica carenza anche dal punto di vista dei posti letto negli ospedali si è avuta ad agosto (leggi qui) e (leggi qui).

Oltretutto serve poi una Ristrutturazione del Sistema d’Emergenza Urgenza pre-ospedaliero e intra-ospedaliero attraverso: la Reale continuità di intervento tra 118 e Pronto Soccorso sotto il profilo operativo e organizzativo, anche attraverso la creazione dei Dipartimenti Integrati d’Emergenza.

Medici infermieri e cittadini scenderanno quindi in piazza. Sta infatti prendendo vita un’inedita alleanza con i cittadini, ricorda una nota della Simeu, “sempre più consapevoli della condivisione degli obiettivi con i Professionisti della Sanità, soprattutto coloro che nelle moltiplicate difficoltà attuali continuano a garantire l’assistenza, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno”.

Una voce significativa si aggiunge al coro:“Amore e passione per una disciplina cosi incisiva sulla vita dei cittadini non mancano. Sono carenti le condizioni nelle quali operiamo che debbono assolutamente essere rifondate” sottolinea Antonio Voza, Segretario Nazionale Simeu.

La medicina di emergenza urgenza è la “Golden medicine” in quanto opera in quella che tecnicamente è considerata la “Golden hour” il preziosissimo tempo che va da pochi minuti a poche ore che può fare la differenza tra la vita e la morte di un paziente. Un compito cruciale e difficile, che richiede specialisti preparati e non lascia spazio all’improvvisazione e all’approssimazione.

Per la Simeu non bisogna poi dimenticare il grave problema che paralizza i servizi di emergenza e cioè la difficoltà al ricovero per mancanza di posti letto. Sempre secondo Susi “Oltre ai tanti indicatori fino ad oggi presentati sulle conseguenze dei pazienti che attendono per giorni in barella, è molto significativo il dato che nel giro di 10 anni l’indice di mortalità in Ps si è moltiplicata in quanto sono aumentati per numero i pazienti critici che un tempo avrebbero trovato posto nei reparti di degenza che purtroppo oggi invece attendono troppo a lungo un posto letto. Questo è indegno per una nazione evoluta”

“Noi ci sentiamo ‘golden doctors’ – afferma Angela specializzanda Meu – vogliamo fare il nostro lavoro, lo vogliamo fare bene. Siamo bravi e preparati, non abbiamo niente da invidiare ai nostri colleghi stranieri, siamo pronti a lavorare nei dipartimenti facendo la nostra parte”

Guardando la situazione degli infermieri vivono il dramma è uguale se non peggiore, massacrati come sono come sono da un numero fuoriscala di pazienti da assistere a causa del fenomeno del boarding.

Questo il parere di Franco, Franco, infermiere esperto da sempre in pronto soccorso: “le nostre competenze troppo spesso vengono messe in discussione senza avere consapevolezza del ruolo concreto e cruciale che esercitiamo quotidianamente nei Pronto Soccorso e sui mezzi del 118.

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