Ostia: un programma aperitivo finito con l’amaro in bocca per un gruppo di giovani romani che ieri 1° maggio, in fila per entrare in un gettonato stabilimento del lungomare, che si trova alla fine della via Cristoforo Colombo, si sono sentiti dire che non potevano accedere perché carenti dei requisiti fisici “necessari”.
La notizia potrebbe anche non essere una novità per qualcuno abituato ai locali con lista e serate a tema, ma in tal caso e per giunta di pomeriggio, più che “fuori tema” i ragazzi si sono sentiti assurdamente discriminati senza una valida ragione. La denuncia arriva dai social da parte del genitore di uno degli esclusi, che ha trovato l’immediata solidarietà del popolo della rete.
Ostia, 1° maggio amaro per gruppo di amici in fila per entrare nello stabilimento degli aperitivi: “Non potete entrare, non andate bene fisicamente”
Nel tardo pomeriggio del 1° maggio, volevano passare qualche ora tutti insieme per un aperitivo con musica sul mare, ma nello stabilimento sul lungomare di Ostia dove avevano scelto di andare, questa possibilità gli è stata negata per il loro aspetto.
A non andare bene però, a scanso di equivoci, non è stato l’abbigliamento poco adatto all’occasione, o al “dress code” imposto abitualmente dal locale, ma solo l’aspetto complessivo del gruppo di amici, tutti assurdamente esclusi dalla possibilità di entrare da un buttafuori evidentemente istruito dall’organizzazione ad utilizzare dei criteri estetici per dare il diritto di accesso ad un locale pubblico, neanche fosse stato un casting per la Tv.
La prima a reagire del gruppo degli esclusi in fila, è stata una studentessa di Giurisprudenza che non ci ha messo molto a dirne quattro all’addetto agli ingressi, perfino sfoderando la sua preparazione sull’argomento, e contestando con una serie di articoli pronti in tasca, un comportamento neanche troppo legale.
A spiegare com’è andata il genitore della ragazza, che con uno sfogo social ha cercato di richiamare altri genitori all’attenzione, su un fenomeno che va tenuto sotto controllo prima che possa provocare anche gravi conseguenza psicologiche:
“C’è solo da indignarsi per quello che è successo nel pomeriggio del ieri presso l’entrata di questo noto stabilimento sul lungomare di Ostia. Un gruppo di ragazzi tra cui mia figlia – spiega – e tutti tra i 21 e 23 anni, alcuni del luogo altri provenienti da altri quartieri romani, si sono trovati respinti perché non avevano i requisiti fisici. Per bere un aperitivo quali qualità fisiche necessitano? L’ho trovato vergognoso, umiliante e discriminante da parte di chi ha gestito l’evento. Solo perché non sei alta abbastanza, non hai una taglia di reggiseno notevole o perché non ti vesti succinta non puoi accedere, per giunta pagando a consumando? – prosegue -. Come possono arrogarsi il diritto di esercitare una tale discriminazione e farlo così tranquillamente in un locale pubblico?”.
Immediate le reazioni di sostegno del popolo facebook rispetto ad una cosa che già normalmente sarebbe da non credere e da non tollerare, figurarsi poi di questi tempi post pandemia, con il Covid che ha letteralmente recluso i giovani facendo venir fuori in molti di loro insicurezze arrivate anche a gesti estremi.
Una premessa importante è che oltretutto i ragazzi in questione non erano minimamente sospettabili né per comportamenti eccessivi né per uno stato evidente di alterazione da alcol o stupefacenti. Solo un gruppo di compagni di università, impegnati forse più allo studio che non a seguire le tendenze della moda per essere più visibili sui social o nei locali. Certo questo non è una colpa, né tantomeno un motivo sufficiente per negare a qualcuno l’accesso in un locale.
Resta da capire se oltre all’organizzatore della serata, e i buttafuori che hanno dovuto applicare l’antipatico criterio estetico, la proprietà fosse a conoscenza della situazione ingressi. Il dubbio viene di questi tempi anche nei locali alla moda, dove non è pensabile nemmeno per chi ha un esercizio commerciale avviato, che possa così tranquillamente lasciare fuori sette clienti.
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