Roma, travolse e uccise Serena Greco: per lui la difesa chiede due anni di pena sospesa

I fatti risalgono all'ottobre 2020 quando la donna, moglie dell'allenatore della nazionale di scherma Alessandro D'Agostino venne uccisa da un motociclista mentre era sulla Nomentana in sella al suo scooter

Serena Greco, ex atleta di scherma e moglie dell’allenatore della nazionale italiana Alessandro D’Agostino venne travolta da una moto che andava a quasi 90 km all’ora sulla Nomentana  ed aveva appena “bruciato” un semaforo passando con il rosso.

I fatti risalgono all’ottobre 2020 quando la donna, moglie dell’allenatore della nazionale di scherma Alessandro D’Agostino venne uccisa da un motociclista mentre era sulla Nomentana in sella al suo scooter

L’uomo che la guidava è stato poi trovato positivo ai cannabinoidi e per il 34 romano colpevole d’omicidio ormai due anni fa, con i fatti che avvennero il 23 ottobre 2020, oggi la difesa chiede alla procura di Roma un patteggiamento della pena a due anni di reclusione con pena sospesa.

Il marito di Serena, affranto e attonito dalla richiesta l’ha definita “Un’assurdità”. Eppure si tratta di una possibilità concreta, se la procura decidesse di accettare:

L’insegnamento che possiamo trarne è che ormai non esistono regole, e che tutti possiamo anche uccidere con i nostri comportamenti, tanto si resta impuniti – ha detto carico di dolore D’Agostino – I nostri figli se capiranno che tutto è lecito perché dovrebbero rispettare le regole?”.

La ricostruzione dell’incidente in cui è morta Serena Greco

Questi i fatti: nell’ormai lontano 23 ottobre del 2020 Serena Greco si trova su via Nomentana, a bordo del suo scooter, quando arrivata a corso Trieste viene travolta da una Honda che passa col rosso e la donna non sopravvive all’impatto deflagrante, violentissimo. Dai test a cui viene poi sottoposto il motociclista imputato, risulta la sua positività ai cannabinoidi e che l’uomo guidava in stato di alterazione piscofisica dovuta all’assunzione di oppiacei e cannabinoidi e oltretutto transitava in una corsia con limite a 50 km orari – ampiamente superato e in una corsia vietata ai motocicli.

Davanti al giudice dell’udienza preliminare, la difesa dell’uomo avanza l’ipotesi di patteggiare, chiedendo il riconoscimento dell’attenuante speciale prevista dal 589 bis settimo comma, ovvero il concorso di colpa della persona offesa. Sostenendo, cioè, che Serena avrebbe avuto parte di responsabilità nell’incidente che ha causato la sua morte.

Le perplessità che sorgono

“Ciò che ci lascia profondamente perplessi è che in un caso di questo genere, in cui è accertato che l’imputato è passato con il rosso, a 90 km orari, in pieno centro e positivo ai cannabinoidi, si possa anche solo pensare di poter chiedere un patteggiamento a due anni con pena sospesa, figuriamoci riconoscerlo – sottolinea l’avvocato Giacinto Lupia, che si occupa di difendere il marito e i figli di Serena con il collega Alessandro De Federicis – si tratta di una grave offesa alla memoria di Serena Greco, il marito è allibito, senza parole, pietrificato”

Adesso la palla, o se volete, la “patata bollente” passa al Pubblico Ministero che il prossimo 3 maggio dovrà decidere se accettare o meno la proposta della difesa: “Ci auguriamo – spiega l’avvocato Lupia – che questa ovviamente che venga rifiutata, soprattutto alla luce del citato concorso di colpa. L’unica colpa di Serena è stata di trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato”.

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