San Giorgio di Acilia: viaggio in un quartiere sotto scacco (VIDEO)

Dopo l’agguato di San Valentino in via Galli, abbiamo fatto un viaggio a San Giorgio di Acilia dove mala e degrado continuano ad avere il sopravvento

Viaggio a San Giorgio di Acilia, tra mala e degrado. Dopo l’agguato di San Valentino, i residenti vogliono sicurezza: “Qui, anche passeggiare è diventato pericoloso”.

A pochi giorni dall’agguato di via Alberto Galli, si respira un clima teso nel quartiere San Giorgio di Acilia. Gli spari all’alba nel giorno di San Valentino hanno riacceso i riflettori su questa zona dove la criminalità continua a dettare legge.

C’è chi non vuole parlare, specie davanti a una telecamera. C’è chi invece dice la sua. Omertà e indifferenza sono gli altri padroni di queste strade, dove spuntano pistole e proiettili. Dove i colpi di revolver svegliano il vicinato per poi tornare tutti a quella vita di sempre, dove il silenzio è un’abitudine.

“Qui a San Giorgio di Acilia anche scendere per andare a comprare il latte può diventare un problema”, sussurra un anziano seduto sulla panchina in un parco abbandonato.

San Giorgio di Acilia: l’omicidio di Paolo Corelli ha rigettato il quartiere nell’incubo costante

Il corpo riverso sull’asfalto di Paolo Corelli, freddato davanti agli occhi dell’ex compagna, ha rigettato il quartiere nell’incubo costante. Da queste parti, la criminalità continua ad avere i suoi giri e a fare business: le slot machine nei bar “controllate” dai clan dei Casalesi, la droga che scorre a fiumi e una certa mala che qui ha anche abitato.

Fin dagli anni’80: quando nella stazione dei carabinieri aveva l’obbligo di firma Maurizio Abbatino, “Il Freddo” della Magliana. Nel giugno del 2009, a pochi passi dai palazzoni di via Galli un altro esponente della banda, Emidio Salomone, fu ucciso in via Maccari con due colpi di pistola da due sicari in moto. Cinque anni fa in 300 si accalcarono nella piccola chiesa all’imbocco del quartiere per dare l’ultimo saluto a Stefano Marinelli, il boss affiliato ai Guarnera.

Suo nipote, Lorenzo, era nel commando che sparò a Manuel Bortuzzo e nei giorni della latitanza – insieme al suo complice – trovò copertura proprio sotto questi tetti.

Il lavoro delle forze dell’ordine è senza soluzione di continuità in un quartiere – questo – che attende ancora il suo riscatto.

Il servizio video di Giorgia Perla.

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