Litorale Sud

Ardea, omicidio di Graziella: le prove degli investigatori contro il figlio

Sotto le unghie della donna è stato trovato il dna del figlio Fabrizio Rocchi, arrestato sabato sera, 2 ottobre, a Fiumicino

Ardea: emergono nuove prove sull’omicidio di Graziella Bartolotta, la donna di 68 anni, uccisa nella sua casa di Tor San Lorenzo lo scorso martedì 28 settembre. La donna ha cercato di difendersi dall’aggressione. Sotto le sue unghie è stato trovato il dna del figlio Fabrizio Rocchi, arrestato sabato sera, 2 ottobre, a Fiumicino. Decisiva anche la testimonianza di Loredana Popa, badante della vittima.

Omicidio di Ardea: le prove raccolte dagli investigatori contro il figlio Fabrizio Rocchi.

Emergono nuove prove sull’omicidio di Graziella Bartolotta, la donna di 68 anni, uccisa nella sua casa di Tor San Lorenzo lo scorso martedì 28 settembre. (Leggi qui)

Fabrizio Rocchi, figlio primogenito della vittima, è stato tratto in arresto dai Carabinieri di Anzio con l’accusa di omicidio aggravato commesso in danno di ascendente. (leggi qui)

All’uomo non è bastato professarsi innocente, le prove raccolte contro di lui dai carabinieri della compagnia di Anzio sarebbero «gravi, plurimi, concordanti e precisi.»

Prima di tutto ci sono le tracce biologiche trovate sotto le unghie della donna in sede di autopsia, eseguita venerdì scorso, sotto le sue unghie infatti è stato trovato il dna del figlio e questo fa pensare a un tentativo di difesa da parte della donna, che è stata uccisa da più colpi sulla testa. L’autopsia parla di un oggetto cilindrico del diametro di quindici centimetri, è facile ipotizzare si tratti di un posacenere ma non è escluso che possa trattarsi anche di una tazza. I militari cercano il corpo contundente che ancora non si trova.

Non si trova la presunta arma con cui Fabrizio Rocchi avrebbe ucciso la madre Graziella Bartolotta.

Sebbene gli elementi di colpevolezza raccolti dai carabinieri di Anzio siano concordanti e circostanziati, serve la certezza di quale sia stata l’arma usata per uccidere Graziella poiché nella villetta di via del Pettirosso non sono stati trovati oggetti riconducibili all’arma del delitto.

I militari, coordinati dal capitano Giulio Pisani, sono convinti che l’arma sia stata portata via la mattina stessa del delitto, nascosta in un sacchetto nero.

Questo particolare sarebbe confermato dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza del vicino di casa di Graziella.

Sempre secondo gli investigatori l’oggetto sarebbe stato prima gettato in un fosso nella zona dell’Infernetto, dove Fabrizio era andato a lavorare come giardiniere lo stesso giorno dell’omicidio della madre e poi recuperato e fatto sparire.

Per arrivare alla presunzione di colpevolezza di Fabrizio Rocchi sono stati fondamentali i rilievi nella notte tra giovedì e venerdì effettuati con l’ausilio della sezione rilievi tecnici del nucleo investigativo del comando provinciale di Roma e dalla sezione investigazioni scientifiche del Gruppo di Frascati per trovare tracce all’interno della casa.

Ci sono poi le immagini delle telecamere che inquadrano esclusivamente l’uomo mentre entra ed esce per due volte dalla casa della madre: fatto che ha escluso la probabilità che altre persone possano essere entrate nell’abitazione della 68enne. (leggi qui)

Decisiva anche la testimonianza della badante di Graziella che ha scoperto il corpo senza vita dell’anziana. La donna, malata da tempo, si muoveva solo con un deambulatore che, stranamente, era distante diversi metri dal luogo del ritrovamento del corpo.

Fabrizio Rocchi, in carcere a Velletri con l’accusa di omicidio aggravato e attende l’interrogatorio di garanzia in programma per domani 6 ottobre.

 

Ricordiamo che la posizione di Fabrizio Rocchi è quella di indagato e che le prove della sua eventuale colpevolezza si formano nel corso del processo. Solo dopo il terzo grado di giudizio un indagato può essere considerato colpevole.

 

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