Ostia, rogo nella pineta con un piano antincendio azzoppato

L’intervento immediato dei vigili del fuoco ha evitato più gravi danni. Piano antincendio tra ritardi e telecamere non funzionanti

Stavolta a evitare il disastro è stato il senso civico. Un passante ha notato la nuvola di fumo alzarsi da via del Gran Pavese e ha avvertito il 112 che ha mandato sul posto immediatamente vigili del fuoco e carabinieri forestali. A difendere la pineta dai roghi manca non solo il nuovissimo ipertecnologico piano ma anche quelli tradizionali.

L’intervento immediato dei vigili del fuoco ha evitato più gravi danni. Piano antincendio tra ritardi e telecamere non funzionanti

Ore 13,00 via del Gran Pavese, la strada chiusa al traffico che congiunge la complanare di via Cristoforo Colombo direzione Ostia con viale Mediterraneo. Un passante nota uno sbuffo di fumo levarsi in cielo. E, contemporaneamente, la stessa scena è segnalata da chi abita al di là della ferrovia. Sul posto si precipitano i vigili del fuoco e i Carabinieri Forestali.

Qualcuno ha dato fuoco al sottobosco: non si trovano inneschi ma la distanza dalla strada percorsa da auto e moto è troppa per pensare a un focolaio accidentale. Il bilancio è di poche decine di metri quadrati, al più 100, di sottobosco incenerito. Non ci sono pini coinvolti. E’ andata bene.

Poteva, però, finire peggio se solo ci fosse stato più vento e l’intervento fosse stato ritardato di qualche minuto. Questo perché manca ancora un piano antincendio operativo. Partendo dalla singolare circostanza che le telecamere sulla sommità della torre d’avvistamento di via Villa di Plinio sembrano fuori uso e che la Protezione civile della Regione Lazio non sia stata coinvolta nel presidio permanente del parco di Castelfusano (1160 ettari di superficie) non c’è neanche l’ombra del roboante piano ipertecnologico annunciato a marzo di quest’anni dalla sindaca, Virginia Raggi.

In virtù di un accordo oneroso con Leonardo,  impresa italiana specializzata in difesa e aerospazio, prevede sistemi antiincendio in grado di rilevare focolai, anche molto piccoli, fino a 15 chilometri di distanza e in zone impervie dove la vegetazione è particolarmente fitta. A gestire le operazioni dovrebbe essere la sala di controllo del Dipartimento tutela ambiente all’interno della Pineta e della centrale operativa interforze di vigili del fuoco, forestale e polizia locale mediante droni in volo sull’area, capaci di rilevare ogni minimo dettaglio e spostamento. Un piano del quale non si conosce il costo e, soprattutto, la data d’inizio.

Peraltro, si attende ancora l’inizio del piano di riforestazione promesso per contenere i danni dell’incendio del 2017: la gara d’appalto è stata assegnata a novembre dello scorso anno e i ritardi li abbiamo denunciati due mesi fa (leggi qui) ma da allora non è successo nulla.

Per una singolare coincidenza, pochi giorni prima, esattamente il 4 luglio, si commemorava nel cuore di tanti ostiensi il drammatico incendio del 2000 quando vennero distrutti circa 200 ettari di pineta di alberi secolari con operazioni di spegnimento durate tre giorni. Un incubo che tutti noi vorremmo evitare di rivivere.

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