Disabili lasciati senza pasto, la beffa della Regione (VIDEO)

Il grido delle famiglie dei disabili lasciati "a digiuno" dalla Regione: «siamo abbandonati e ignorati»

Roma: sono esasperati i genitori dei ragazzi disabili che frequentano i centri diurni socio assistenziali della Regione Lazio. Dalla riapertura delle strutture, dopo il primo lockdown dello scorso anno, il servizio mensa non è mai stata riattivato e i ragazzi sono costretti a lunghi digiuni prima di rientrare a casa. “Una vergogna” denunciano le famiglie “la Regione ci ignora”

Pranzo negato per i disabili che frequentano i centri riabilitativi semiresidenziali. Le famiglie: «una grave violazione del diritto alla persona»

Il Lazio tornerà e vivere dice il presidente della Regione Nicola Zingaretti parlando della possibile zona bianca già da lunedì prossimo, 14 giugno.

Purtroppo, ai cittadini che festeggeranno questa tanto attesa buona notizia, non potranno aggiungersi le famiglie dei disabili che frequentano i centri diurni socio assistenziali di competenza proprio della Pisana.

Dalla riapertura delle strutture dopo il primo lockdown di marzo 2020 infatti, il servizio della mensa non è mai stata riattivato e i ragazzi sono costretti a lunghi digiuni prima di rientrare a casa.

Le famiglie, insieme ai vari rappresentanti dei centri, chiedono da mesi un incontro alla Regione per trovare insieme una soluzione ma non sono mai stati ascoltati.

«Ignorare la disabilità è indice di una società involuta – dice Paola Salvatori mamma di una ragazza che frequenta un centro diurno della Capitale-  una società che insabbia un mondo non diverso ma altamente abile privandolo di opportunità e privando la società stessa di persone che potrebbero dare tantissimo. Una vergogna.»

E proprio Paola, per attirare l’attenzione mediatica e delle Istituzioni ha creato una catena WhatsApp con un messaggio che vi proponiamo integralmente.

«Quello che sta facendo la Regione Lazio con i disabili deve essere a conoscenza di tutti!  Aiutateci! I disabili ospiti dei centri diurni stanno combattendo una guerra invisibile. A causa del Covid, sostiene la Regione Lazio, queste persone non hanno la possibilità di mangiare presso i loro centri riabilitativi, neanche adesso che tutto è ripartito. Questo vuol dire che la mensa è chiusa e che devono tornare a casa per il pranzo, molti abitano lontano e uscendo alle 13.30, arrivano al loro domicilio anche alle tre del pomeriggio. Queste persone hanno spesso problemi di salute correlati che vengono acuiti da un’astinenza prolungata.»

«A loro viene negata la gioia di condividere un pasto, cosa che in tutte le classi è stata ripristinata da tempo. Ma si sa, loro non capiscono, non hanno gli stessi diritti dei bambini! Perché i disabili,che sono già sfortunati per loro natura, devono essere doppiamente danneggiati? Forse perché non possono parlare o perché i loro genitori sono talmente anziani e stanchi che non possono gridare per loro? A nessuno importa della loro condizione, noi familiari abbiamo deciso di fare questi post come ultima speranza. È tutto vero! Vi prego di darci una mano. Grazie a loro nome.»

La mensa inoltre, come confermano gli operatori dei centri diurni è un importante momento del progetto riabilitativo che viene negato.

«L’impossibilità di erogare il pranzo nonostante le mense scolastiche funzionino è diventata una grave emergenza clinica e sociale – commenta Claudio Pellegrini Direttore Amministrativo del Centro di Riabilitazione Casa Santa Rosa di Roma –  è sempre più incomprensibile l’atteggiamento della Regione Lazio che con il silenzio danneggia la vita di utenti e famiglie oltre che della struttura.»

Con una nota del 15 giugno l’assessore alla Sanità e Integrazione sociosanitaria, Alessio D’Amato, ha comunicato che:

«La direzione regionale ha firmato una nuova determina, che sarà presto pubblicata sul BUR, per consentire la ripresa di tutte le attività dei centri di riabilitazione residenziale e semi residenziale, anche con la riattivazione dei servizi di mensa. È un ritorno alla normalità soprattutto per le fasce più fragili e per le loro famiglie.»

 

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