Tar del Lazio: “Il Governo faccia chiarezza sulle ragioni della chiusura di cinema e teatri”

Il Tar del Lazio fa sapere che entro una settimana la Presidenza del Consiglio dei Ministri dovrà consegnare gli atti su cui si basa il Dpcm del 2 marzo scorso

teatri

Cinema e teatri chiusi. Il Tar del Lazio è stato categorico: “Il Governo deve fare chiarezza sulle ragioni delle reiterate sospensioni degli spettacoli al pubblico”.

Chiusure reiterate di cinema e teatri: il Tar del Lazio fa chiarezza e chiama in causa la Presidenza del Consiglio dei Ministri

Il Tar del Lazio fa sapere che entro una settimana la Presidenza del Consiglio dei Ministri dovrà consegnare gli atti su cui si basa il Dpcm del 2 marzo scorso, nella parte in cui, per contenere l’epidemia da Covid-19, ha reiterato la chiusura di cinema e teatri.

Nello specifico si chiede il motivo della sospensione totale degli spettacoli nelle sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, live-club e in altri locali o spazi anche all’aperto nelle zone arancioni e, fino al 27 marzo, nelle zone gialle.

Inoltre, proprio dal 27 marzo il provvedimento contestato ha reiterato il tetto massimo di 200 spettatori, prescrivendo un ulteriore limite massimo di spettatori pari al 25% della capienza autorizzata, indipendentemente dalle effettive dimensioni del teatro e dall’attuazione di tutte le altre misure di distanziamento.

Una decisione che ha scatenato malcontenti tra gli operatori del settore, che pur consapevoli della situazione hanno richiesto delucidazioni sui criteri utilizzati nel redarre il documento.

Il Tar del Lazio, in merito al ricorso del Teatro Franco Parenti di Milano, ha abbreviato i termini ricorsuali per la fissazione dell’udienza di discussione in camera di consiglio collegiale al prossimo 24 marzo.

Inoltre, ha ritenuto necessario nelle more “acquisire i verbali nn. 157, 158, 159, 160 e 161, rispettivamente del 23, 24, 26 e 27 febbraio 2021 del Comitato tecnico-scientifico, insieme alle osservazioni tecniche effettuate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano in data 27 febbraio 2021 e ad ogni altro documento, di carattere tecnico-scientifico, su cui si basa l’impugnato Dpcm”.

Qui entra in gioco la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che dovrà provvedervi entro 7 giorni dalla conoscenza legale del decreto.

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