Il Messaggero lascia Ostia: dopo 35 anni chiude la redazione locale

Chiude la redazione di via delle Zattere: l’era digitale ha vinto sulla tradizione

la redazione de Il Messaggero a Ostia

Dopo 35 anni, Il Messaggero lascia Ostia. L’editore ha deciso di riconsegnare la mitica redazione di via delle Zattere. L’era digitale che va dematerializzando sempre più gli uffici, ha vinto sulla tradizione.

La testata che dal 1878, anno della sua fondazione, meglio rappresenta la cronaca della Capitale e gli umori dei suoi abitanti, ha chiuso la redazione di via delle Zattere 1, all’angolo con piazza Scipione l’Africano, slargo per oltre vent’anni dominato dalla grossa insegna del giornale.

Chiude la redazione di via delle Zattere 1: l’era digitale ha vinto sulla tradizione

Per 35 anni, dal 1986 a oggi, si sono alternate nelle sue stanze tre generazioni di giornalisti e sono cresciuti professionisti apprezzati a livello nazionale. Qui sono state raccontate le vicende di una città, quella di Ostia, che ha vissuto nel periodo vicende epocali: dalla lotta all’erosione della costa al ripascimento della spiaggia, dal doppio referendum per la scissione da Roma ai 100 giorni di Marco Pannella, dalla nascita dell’ospedale G.B. Grassi all’impiego dell’Esercito per demolire le costruzioni abusive, dalla trasformazione della Meccanica Romana in Cineland alla realizzazione del porto turistico, dall’esordio dell’operazione Mani pulite di Morelli e Ferace all’annullamento dei clan Fasciani, Triassi e Spada.

Il Messaggero lascia Ostia: dopo 35 anni chiude la redazione locale 1

Il Messaggero ha saputo raccogliere le istanze dei lettori contribuendo alla crescita dello spirito di solidarietà (basti ricordare i salvadanai di Natale) e del senso di responsabilità degli amministratori, verso i quali non ha mai guardato con indulgenza. La scelta di affrontare con un’ottica bifocale i problemi locali non solo riguardo alle esigenze dei residenti ma anche in chiave di servizio verso i romani che riconoscono in Ostia il loro mare, ha sempre premiato in termini di affetto e diffusione l’edizione locale.

Merito della nutrita pattuglia di giornalisti che si sono alternati nella redazione. A partire dal Caposervizio Stefano Quondam, al quale si deve l’apertura nel 1986, che all’epoca potette contare sul collega Antonio Paolini e collaboratori come il compianto Claudio Razeto, Marinella Colantoni, Annabella Sanfilippo, Enzo Bianciardi, Manuela Minelli, Maurizio Corradini, Adriana Terzo e, soprattutto, Salvatore Spoto, vero iniziatore già nel 1982 delle cronache dal litorale. Anche Fabio Carosi diede un suo prezioso contributo nella redazione di Ostia.

Nel 1989 Il Messaggero, sotto la guida del direttore Mario Pendinelli, decise di cambiare passo e rendere romana l’edizione del Litorale. Per questo motivo si registrò la destinazione in quella redazione di ben quattro professionisti, tre redattori e un caposervizio. Formarono la prima squadra il capo Francesco Marchioni con Giulio Mancini (ex Il Tempo), Gianfranco Biliotti (già esperto collaboratore dell’Area Metropolitana) e Paola Vuolo. Nel tempo si aggiunsero a sostituire l’indimenticabile Enrico Gregori come capo, Beatrice Picchi e Luca Bussi. E poi ancora Davide Desario (oggi direttore di Leggo), Francesca Procopio, Mara Azzarelli, Moira Di Mario e per ultimo Mirko Polisano.

Unico denominatore comune rimasto nei 35 anni di informazioni da consegnare ai lettori dalla redazione di Ostia è Mino Ippoliti, non solo uno dei fotografi più preparati sulla piazza romana ma anche il più longevo de Il Messaggero, ancora più del mitico King of Paparazzi, Rino Barillari. Ippoliti resta tuttora impegnato a ritrarre il litorale romano per i lettori sia del sito che del giornale stampato.

Con la chiusura della redazione di via delle Zattere, dunque, si conclude un’epoca. Quella iniziata con le macchine da scrivere e con il camminatore che doveva trasportare a mano ogni giorno in via del Tritone le fotografie in bianco e nere destinate in pagina. Con l’avvento di internet e della connessione ovunque, la redazione come sede operativa non ha più senso. Il lettore e le fonti hanno mille possibilità per entrare in contatto con il giornale (via email, via social, via whatsapp. via telegram) e un punto fisico dove ricevere materiale e informatori non ha più ragione di essere. Il Messaggero continuerà a seguire le vicende del litorale romano e non farà venir meno la sua attenzione verso questo territorio ma, indubbiamente, è un pezzo di storia che sparisce sommersa dalla modernità.