Le proposte della Commissione europea per il futuro della PAC hanno come obiettivo quello di permettere alla politica agricola dell’UE di affrontare più efficacemente le sfide attuali e future, continuando a sostenere le esigenze degli agricoltori europei. Con una politica più intuitiva e innovativa, la Commissione intende promuovere un settore agricolo sostenibile e competitivo che possa prosperare dopo il 2020.
Politica agricola comune: la riforma della PAC Europea
Agroecologia, benessere animale, agro forestazione e agricoltura di precisione sono le principali pratiche che la Commissione europea, impegnata a far passare la riforma della Pac (Politica agricola comune), ha inserito nella lista delle attività finanziabili tramite gli ecoschemi.
Questi ultimi sono uno dei pilastri della nuova politica agricola comune, e sono pari al 30% dei pagamenti diretti, che sono vincolati a pratiche agricole ecologiche. La qualità della riforma della Pac dipende quindi, in gran parte, da quali pratiche vengono inserite in questa lista e da quali vengano finanziate da Bruxelles.
In cima alla lista fornita dall’esecutivo europeo ci sono agricoltura biologica e pratiche sostenibili per l’uso dei pesticidi, che sono già regolate da leggi e direttive specifiche. Alcuni esempi di pratiche inserite in lista includono la rotazione delle colture con l’alternanza di piante leguminose, la coltivazione mista, l’allevamento non intensivo e basato su mangimi naturali, l’uso di piante o coltivazioni con maggiore resilienza ( per far fronte ai cambiamenti climatici).
È poi altrettanto dettagliata la parte dedicata al benessere animale, perché accanto alle misure per prevenire il rischio di infezioni e la possibilità di pascolare liberamente, figurano anche delle misure più controverse. È infatti in lista anche l’idea di ampliare le metrature disponibili per singolo capo, misura che spaventa particolarmente alcuni rappresentanti delle Ong animaliste e ambientaliste, in quanto potrebbe nascondere in realtà dei sussidi all’industria dell’allevamento intensivo altamente inquinante.
Altre pratiche inserite in lista dalla Commissione puntano in generale a tutelare la biodiversità, favorire il ripristino del suolo, limitare le emissioni di metano, aumentare la capacità di assorbimento del carbonio e promuovere un uso più sostenibile delle risorse, a partire dall’acqua.
La lista indicata da Bruxelles non è definitiva, in quanto la riforma della Pac deve ancora passare un round di contrattazioni tra ministri UE ed europarlamento. Ovviamente però l’esecutivo UE è deciso a conciliare i pilastri che sorreggono la PAC con le ambizioni del Green Deal Europeo e con gli obiettivi climatici del 2030-2050. Soffermarsi sulle funzionalità e sulle specificità della PAC è infatti fondamentale, poiché questa pesa quasi 400 miliardi di euro, circa un terzo dell’intero bilancio europeo, che dovranno essere spesi nei prossimi 7 anni.
Articolo di Alessia Pasotto
dottoressa in Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo
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