Caccia grossa alla nutria nel Borgo Medievale (VIDEO)

Andava a zonzo smarrita sul ciottolato del Borgo Medievale di Ostia Antica la grossa nutria che nel primo pomeriggio di oggi ha mobilitato residenti e Polizia locale. Qualcuno l’ha scambiata per un grosso topo e per questo c’è stato bisogno dell’intervento degli agenti e del personale specializzato per riportare alla calma la situazione e restituire l’animale al suo ambiente.

E’ successo nel primo pomeriggio di oggi, domenica 29 novembre, all’interno delle mura del Borgo medievale di Ostia Antica, meglio conosciuto come Gregoriopoli. L’animale, evidentemente arrivato fin lì dal vicino Tevere o da qualche canale della bonifica, i muoveva impaurito e disorientato, fino a che non si è accovacciato con atteggiamento difensivo in un angolo delle case del borgo.

Sul posto sono accorse ben tre pattuglie della Polizia locale e una guardia ecozoofila. E’ spettato all’esperto procedere alla cattura dell’animale che è stato introdotto in un “trasportino” da gatto e portato fino al bordo del Tevere dove è stato rilasciato.

La nutria (nome scientifico Myocastor coypus) è un roditore detto anche castorino, miopotamo o coipo. Può raggiungere grosse dimensioni, anche 10 kg di peso, ed è stata introdotta per caso nel nostro habitat, pur essendo originaria dell’America del Sud, in particolare Brasile e Patagonia. Allevata per la sua pelliccia, infatti, in seguito a fughe dagli allevamenti e immissioni la specie si è naturalizzata e ampiamente diffusa in molti paesi compresa l’Italia, diventando, per il grande potenziale riproduttivo e il limitato numero di predatori, fortemente problematica e invasiva, perché minaccia gli equilibri degli ecosistemi delle acque dolci e danneggia le colture e gli argini fluviali. Va detto, per esempio, che scavando le sue tane ai bordi dei corsi d’acqua, determina spesso il crollo. La nutria si nutre principalmente di piante.

La nutria può essere potenziale portatrice di 16 zoonosi di tipo virale, batterico e parassitario. Il timore più grande per l’uomo è rappresentato dalla possibilità di contagio della leptospirosi ma uno studio condotto nel 2011 con la collaborazione di un Istituto Zooprofilattico dimostra che il rischio di contagio dell’uomo in Italia è estremamente ridotto in quanto la maggior parte di queste malattie è è stata descritta solo in paesi esteri. Lo stesso Ministero dell’Ambiente in una nota chiarisce che “si è ipotizzato che la specie possa rappresentare un rischio di natura igienico-sanitaria conseguente alla riscontrata positività di alcuni esemplari alla leptospirosi, tuttavia il suo ruolo epidemiologico quale diffusore ambientale dell’infezione risulta solo secondario ed occasionale”.

Video di Marcello Tamiano

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