Colpo di scena nell’inchiesta sul governatore lombardo Attilio Fontana. Gli agenti della Guardia di Finanza hanno scoperto i 25mila camici destinati ai medici degli ospedali lombardi all’interno dei locali della ditta Dama spa, di proprietà del cognato e della moglie del presidente della Lombardia, nel corso della perquisizione terminata all’alba di oggi. Si tratta dei camici mancanti dalla partita affidata da Fontana alla ditta per mezzo milione di euro, e che secondo la Procura di Milano non sono mai stati consegnati (leggi qui la notizia).
Colpo di scena nell’inchiesta sul governatore Fontana: trovati i camici mai consegnati
Il Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ha perquisito ogni angolo della sede della Dama spa, fino alle prime luci dell’alba di oggi. Si tratta della ditta di Andrea e Roberta Dini, rispettivamente cognato e moglie del governatore lombardo Fontana.
E, alla fine, gli agenti hanno trovato quello che cercavano: quei 25mila camici monouso che avrebbero dovuto essere consegnati da Dini agli ospedali lombardi, e che invece – secondo la Procura – il cognato di Fontana avrebbe tentato di rivendere (leggi qui).
I finanzieri hanno poi sequestrato la documentazione contabile e le comunicazioni tra Dini, gli uffici di Aria spa, la centrale acquisiti regionale e la Regione stessa.
Il 16 aprile scorso, come emerso dalle indagini dei pm, alla Dama spa era stata affidata direttamente e senza alcuna gara una commessa da mezzo milione di euro per produrre 75mila camici monouso, in piena emergenza coronavirus.
Ma la trasmissione d’inchiesta Report, intitolata “Affaire Covid” e andata in onda il 15 maggio scorso sulla Rai, scopre che proprietari della ditta sono proprio i familiari stretti del governatore.
Cinque giorni dopo, il 20 maggio, la commessa da 500mila euro si trasforma in una donazione da parte di Dini, che invia una mail alla centrale acquisti Aria. Il giorno precedente, secondo i pm della Procura di Milano, il governatore Fontana avrebbe cercato di far arrivare al cognato un bonifico da 250mila euro.
L’atto di donazione, tuttavia, non risulta essere stato mai effettuato, e dunque la fornitura da 75mila camici pagata 500mila euro dalla Regione è ancora attiva, pur essendone stati consegnati solo 49mila.
I camici, ora custoditi come corpo del reato in un magazzino nella disponibilità dell’autorità giudiziaria, costituiscono il lotto mai consegnato della fornitura ad Aria, centrale d’acquisto della Regione Lombardia.
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