“Capocotta è pronta a riaprire“: lo garantiscono gli operatori balneari del “Consorzio Cinquespiagge”, che si definiscono “perplessi e preoccupati” per le recenti dichiarazioni dell’assessore all’ambiente del Decimo Municipio Alessandro Ieva.
Consorzio Cinquespiagge: “Capocotta è in grado di riaprire”
“Hanno destato in noi perplessità e preoccupazione le dichiarazioni dell’Assessore Ieva del X Municipio – dichiara il Consorzio Cinquespiagge – ed avvertiamo l’urgenza di far sentire la nostra voce, in difesa, sia delle nostre aziende e delle persone che in esse lavorano, che dei cittadini che ogni anno frequentano le spiagge libere.
Ci colpisce la distinzione tra operatori economici e spiagge libere, come se queste ultime si gestissero da sole. Sulla spiaggia di Capocotta, ad esempio, lavorano 6 imprese che, nel corso
della stagione, garantiscono l’occupazione di oltre 100 dipendenti e movimentano un notevole indotto, fatto di fornitori di merci e di imprese artigiane per la manutenzione. Grazie a questo impegno vengono forniti servizi di qualità alla cittadinanza (comprese pulizia, sorveglianza e salvamento a mare) e garantita la salvaguardia del patrimonio naturalistico rappresentato dall’ambiente dunale, a costo zero per l’Amministrazione che, invece, in altre situazioni, spende denaro pubblico per provvedere a servizi analoghi”.
Il rischio chiusura delle imprese e l’impossibilità di godere dei servizi balneari
“La mancata ripartenza di queste attività, – aggiunge il consorzio – in assenza di provvedimenti importanti da parte del Governo e delle Amministrazioni locali, comporterebbe, da un lato la chiusura delle imprese interessate e, dall’altra, l’impossibilità, per larghe fasce della popolazione, di poter godere liberamente di spiagge come Capocotta e servizi balneari, particolarmente attesi dopo due mesi di lockdown. Sotto tale ultimo profilo, la chiusura delle spiagge libere provocherebbe una gravissima disparità di diritti fra la popolazione. Consentire l’apertura dei soli stabilimenti balneari (come noto, a pagamento) accentuerebbe il divario sociale tra chi potrà permettersi di pagare per l’accesso al mare e chi no. Tale scelta risulterebbe particolarmente grave ed inaccettabile in un momento di difficoltà economica per tanti cittadini”.
Militarizzare le spiagge per evitare l’affollamento
“Infine, – continua ancora il consorzio – riguardo alla necessità di militarizzare gli arenili per evitare l’affollamento, nel caso in cui fossero legittimamente accessibili, noi pensiamo esattamente il contrario. Chi, come l’assessore Ieva, è convinto che i cittadini non sarebbero disposti a rispettare una regolamentazione degli accessi, come pensa di “chiudere” le spiagge libere, se non con i militari? Altrimenti, l’unica cosa che si otterrebbe sarebbero delle spiagge sporche e prive di sorveglianza, ma comunque frequentate in modo incontrollato, dove, occasionalmente, passerebbero gli operatori di polizia con il solo scopo di elevare odiose sanzioni. Noi crediamo che le attività economiche ed i posti di lavoro legati a questo settore possano essere salvaguardati, pur mantenendo come priorità la protezione della salute.
“Siamo convinti – si legge nella nota – che si possa e si debba regolamentare l’accesso alle spiagge libere, convincendo i cittadini che rispettare le regole è l’unico modo per passare qualche giornata al mare. Sarà certamente necessario disciplinare l’afflusso, avvalendosi di un sistema di prenotazioni e applicando un criterio di equo avvicendamento. Gli spazi sui nostri arenili, come Capocotta, – precisano gli operatori balneari – saranno pre-organizzati con apposite aree personali che garantiscano la distanza di sicurezza tra i bagnanti. Saranno, inoltre attivate, tutte le procedure di sanificazione quotidiana per la salubrità di ambienti ed attrezzature.” – concludono.
Mare Libero: “Trasformare gli stabilimenti in spiagge libere se non si riesce a garantire sicurezza”
Intanto, il “Coordinamento Nazionale Mare Libero” chiede di partecipare al confronto istituzionale in materia di gestione del demanio e avanza alcune proposte, tra le quali: una distanza minima di quattro metri tra gli ombrelloni, con l’impiego dei beneficiari del reddito di cittadinanza nei servizi di vigilanza, la rimozione di strutture non indispensabili nelle aree in concessione e la parziale o totale trasformazione degli stabilimenti in spiagge libere, laddove non si riesca a garantire ai cittadini la possibilità di fruire in sicurezza di uno spazio minimo di arenile.
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