“Travolti dal trash nell’immenso mare del brutto” è un innovativo saggio a firma del noto book blogger italiano. Si tratta dello scrittore Matteo Fumagalli. L’intervista.
Con Matteo Fumagalli un viaggio alla scoperta del trash per imparare ad amarlo
Il trash è intorno a noi. Il trash è dentro di noi. Nella moda, in tv, nell’arte e anche nell’editoria. Travolti dal trash nell’immenso mare del brutto è l’innovativo saggio a firma dello scrittore Matteo Fumagalli, noto book blogger italiano.
Il trash va snobbato in nome di quello che è universalmente riconosciuto di buon gusto e accettabile o va considerato come una valida espressione culturale da vivere con libertà e leggerezza?
«A una certa ho sentito l’urgenza di provare a scrivere di trash – spiega Matteo Fumagalli, scrittore e book blogger – diciamo che nasce dalla stessa urgenza per cui ho aperto il canale, il tentativo di trasmettere la mia idea di lettura che soprattutto nel contesto scolastico viene vista molto come un dovere, quando in realtà la lettura deve essere qualcosa di piacevole anche di sexy se vogliamo. E dall’altra parte appunti anche quello che sento sul fatto che sia ormai obsoleto fare una distinzione grossa tra cultura alta e cultura bassa. Io ho voluto effettivamente provare nel mio piccolo a togliere il tabù che si crea intorno al trash.»
«C’è oggettivamente qualcosa di più alto e qualcosa di più basso ma non devono essere quelli i canoni per cui noi modelliamo l’intrattenimento o la cultura che ci stimola. Quello che dico anche all’interno del libro è anche il fatto che le cose veramente brutte che ci fanno arrabbiare comunque lasciano un segno, lasciano un’esperienza. E quindi è nato da questo, dalla mia volontà anche di esplorare un po’ quello che scopro quotidianamente a livello di trash, kitsch, camp, che molto spesso vengono confusi nei tre ambiti artistici che ho voluto affrontare, ovvero i libri, la musica e il cinema.»
Ma cosa si intende esattamente per trash?
«Noi siamo circondati dal trash ma anche noi siamo trash – Su questo mi affido un attimo alla definizione di trash che Tommaso La Branca aveva già ideato e lui sostanzialmente definiva il trash come l’emulazione fallita di un modello forte, il volere a tutti i costi creare qualcosa di ambizioso, di artistico che però per motivi diversi, comporta effettivamente la creazione di trash, ovvero quel prodotto nato con intenzioni nobili, che però nel contesto sbagliato con i mezzi sbagliati si rivela una ciofeca!»
L’intervista è di Andrea Contorni.
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