Ostia Antica: esiste un spazio senza tempo dove i rumori della città eterna si affievoliscono prima di entrare a contatto con la natura e il mare della Capitale. Questo luogo è il Borgo di Ostia Antica: non solo una costruzione monumentale che fa da scrigno al Castello di Giulio II e la Cattedrale di Sant’Aurea, ma uno spazio pulsante di vita seppur dai ritmi lenti che i residenti condividono con una colonia felina tutelata.
I gatti di Ostia Antica custodi del Castello e della Cattedrale: ecco cosa visitare in questo luogo senza tempo
Quando dal centro della Capitale si viene verso il lido, dopo circa 25 chilometri, si arriva a Ostia Antica. È un luogo magico, dove val la pena di fermarsi a riprendere fiato e dove il tempo e gli eventi sembra abbiano creato un cuscino di lieta tranquillità e ristoro, tra i beni storici e archeologici dall’immenso valore: il Borgo di Ostia Antica.
La storia del Borgo
La storia di questo particolarissimo spazio cittadino a due passi dalla città, racconta che l’area dove è sorto era occupata in epoca imperiale da necropoli. Nel V secolo, sul luogo della tomba della martire Santa Aurea sorse una basilica che nei secoli successivi, e in particolare nel IX secolo, divenne il centro attorno al quale si sviluppò la vita del Borgo, fatto costruire dal Papa Gregorio IV e difeso da una cinta muraria, per proteggerne gli abitanti dalle incursioni saracene. Il nome che venne dato a questo nucleo abitativo fu così Gregoriopoli, dedicato al suo fondatore.
L’area aveva un’importanza strategica per il controllo dei traffici fluviali e per la presenza delle saline. Per questo nel XV secolo papa Martino V fece costruire, una torre rotonda circondata da un fossato a guardia del Tevere. Tutto il complesso residenziale venne poi completato anche con tre file di case a schiera, a tutt’oggi ancora abitate, volute dal cardinale Guglielmo d’Estouteville, vescovo di Ostia tra il 1461 e il 1483 che fece anche restaurare la cinta muraria.
Fu nei quattro anni successivi però che venne eretto il Castello di Giulio II. A volerlo fu il cardinale Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II: intraprese l’opera a proprie spese su progetto di Baccio Pontelli, alto esempio di architettura militare rinascimentale che negli anni successivi venne impreziosita di ambienti residenziali e di uno scalone monumentale, decorato da affreschi policromi attribuiti alla scuola di Baldassarre Peruzzi.
L’inondazione del 1557 fatto del tutto imprevedibile, fece straripare le acque del Tevere, che, ritirandosi, scavarono un nuovo percorso. A quel punto il castello, trovandosi a più di un chilometro dal fiume, perse le sue funzioni di scalo e di difesa e la residenza divenne prima un carcere, poi residenza papale e, infine deposito di reperti archeologici. Nell’Ottocento, nel castello alloggiarono infatti prigionieri destinati ai lavori forzati, con i quali Pio VII e Pio IX iniziarono i primi scavi archeologici di Ostia Antica.
Dopo la bonifica delle paludi malariche di cui si occuparono gli scariolanti, braccianti romagnoli che qui giunsero proprio per trovare lavoro, questo luogo tornò lentamente a vivere come spiega bene anche la storia del “Monumento” (leggi qui), il casale oggi ristorante, che nacque all’epoca per dare proprio ristoro e cibo ai romagnoli, e testimone della storia del territorio dal 1884. Prima di accedere nel Borgo posta all’entrata si trova infatti una lapide dedicata a quella gente nel 1904 con il motto di cui mantenere memora: “Pane e Lavoro”.
Oggi tra quelle mura, l’aria che si respira è quella dei profumi di cornetti del Bistrot sulla prima piazzetta incontrata appena varcata la soglia del borgo, o della cucina di Arianna al Borghetto, meta dei turisti ma anche degli avventori del luogo, che possono diventare a loro volta turisti di un luogo che non finisce mai di sorprendere, anche grazie alle visite gratuite tornate possibili all’interno del Castello di Giulio II, che ogni weekend con i volontari dell’Ass. Nazionale Carabinieri, accoglie i gruppi accompagnati e guidati in quattro orari distinti: alle ore 10.20, 11.40, 14.00, 15.00 (Castello di Giulio II).
All’interno del Borgo di Ostia Antica, una delle attività storiche che lo scorso anno ha per altro compiuto i suoi primi trent’anni di attività, è il laboratorio fotografico di Roberto Berrettini, che un po’ come un custode delle sue bellezze, provvede anche a monitorare assieme alla signora Mary Heys, che se ne occupa di fatto, la colonia felina che risiede di diritto tra le mura antiche.
Proprio Roberto da diversi anni prepara anche un calendario, risultato neanche a dirlo di uno straordinario shooting fotografico di questi amici pelosi, e che viene venduto per contribuire alle spese veterinarie e di gestione della colonia felina registrata I Gatti del Borgo di Ostia Antica.
Attualmente i gatti curati dalla signora Mary Heys sono ben 28 e alcuni anche non più giovanissimi, ecco perché è importante condividere la loro storie e le loro immagini, sono loro i veri custodi del Borgo, quantomeno perché davvero ne conoscono ogni angoletto. Per ordinare i calendari si può lasciare un messaggio WhatsApp al numero 333 9535011 per poi ritirare il calendario allo studio che si trova proprio nel borgo.
Nel Borgo poi da tanti anni la stagione concertistica Willy Ferreri, è diventata l’altra attrazione che si mescola armoniosamente con le attività e la vita di un un luogo che vibra ma in un modo rispettoso per non turbare la bellezza e la storia (leggi qui).
Ogni fine settimana l’episcopio Salone Riario, che ospita alcuni affreschi, di Baldassarre Peruzzi, riportati alla luce da padre Geremia Sangiorgi nel 1977, allora parroco di Ostia Antica, vede radunarsi tanti appassionati di musica classica, ormai abituati all’alto livello della programmazione dell’Associazione Musicale Arcangelo Corelli.
Ma il vero fascino del borgo è anche quello di una fruizione semplice, dove con una passeggiata in fila indiana dietro ai gatti del borgo, guide d’eccellenza, si può comunque arrivare ad ammirare i punti d’osservazione migliori. Di fronte all’imponenza del castello di Giulio II che fa da contraltare alla tranquilla semplicità della cattedrale di S. Aurea, o bevendo alla fontana al centro di Piazza della Rocca, per scoprirne la storia attraverso l’iscrizione:
“Quest’acqua donò Il Principe Camillo Aldobrandini il Comune di Roma condusse l’anno MDCCCLXXIX (1879)”. Camillo era il figlio del principe Francesco Borghese, nel 1839 abbandonò il proprio nome, per disposizioni testamentarie, per assumere quello degli Aldobrandini.
Entrate in chiesa, sedetevi su quegli scalini ammirate le finestre e i fiori che le adornano, e soprattutto accarezzate le vostre guide pelose in segno di riconoscenza, per avervi “consentito” di varcare la soglia del loro mondo antico che è qualcosa di unico.
Foto e video di Marco Simoni
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