Cremazioni impossibili nell’unico impianto di Roma, quello del cimitero Flaminio: i sindacati delle agenzie funebri denunciano il disservizio e chiedono al Prefetto di intervenire. A tutela delle organizzazioni funerarie ma, soprattutto, dei familiari dei defunti costretti ad affrontare costi maggiori e disagi notevoli.
Avevamo già segnalato in questo articolo che il punto di blocco della situazione a Roma era ormai vicino. E infatti lunedì scorso, al primo giorno di riapertura delle onoranze funebri, la soglia di 200 cremazioni settimanali autorizzate a Roma è stata raggiunta in pochi minuti.
In una nota le organizzazioni settimanali di settore, Efi (Eccellenza Funeraria Italiana), Federcofit e Feniof, hanno stigmatizzato l’atteggiamento dell’Ama e del Comune di Roma riguardo ad una vicenda che, sì è stata aggravata con l’incremento della mortalità per covid-19, ma è anche annosa e si riscontra da tempo. I sindacati contestano ad Ama e Campidoglio “una cattiva gestione cimiteriale ad opera del concessionario“.
“È noto – segnalano le rappresentanze sindacali – che condizioni essenziali per lo sblocco sono la sospensione dei balzelli (oltre 430,00 Euro) imposti dall’amministrazione Capitolina, assurdi e di dubbia legittimità, e l’accelerazione delle Autorizzazioni, di competenza dell’Ufficiale di Stato Civile del comune, anche perché, dopo oltre 15 giorni di attesa nei depositi cimiteriali contravvenendo alle disposizioni emergenziali vigenti, il trasporto dei feretri rappresenta un gravissimo rischio per la salute pubblica”.
“Dopo oltre 15 giorni – proseguono gli operatori funebri ricordando la recente denuncia – assistiamo ancora ad un silenzio assordante da parte del Comune che dimostra così, per l’ennesima volta, di non tenere in alcuna considerazione le esigenze delle famiglie romane colpite da un lutto. Di fronte a questo colpevole disinteresse dell’Amministrazione, le Associazioni Nazionali di categoria intendono denunciare pubblicamente il rischio che la situazione possa degenerare perché, nonostante l’impegno degli Operatori Funebri nel proporre ai dolenti, soluzioni diverse dalla cremazione, gli stessi non accettano di rinunciare ad esaudire le volontà espresse in vita dai defunti“.
“La situazione si sta facendo insostenibile sia nel rapporto con le famiglie, che giustamente contestano tempi lunghi nell’espletamento delle pratiche e costi maggiorati, che riguardo all’organizzazione del lavoro che affronta ulteriori rischi igienico-sanitari” sottolinea Danilo Lorenzetti della Feniof.
“Facciamo quindi appello all’Autorità Prefettizia perché vengano adottati anche nella Capitale provvedimenti volti a garantire, come accade in tutte le grandi città italiane, il rispetto dei diritti sanciti dalla Legge senza gravare ulteriormente sulle famiglie a causa dell’inettitudine e della inefficienza della pubblica amministrazione“.
Sul caso il Codacons ha presentato un esposto già alla fine del mese di ottobre.
Cimiteri a Roma, stop alle cremazioni. Il Codacons: “La magistratura faccia luce”