Nuova bufera sul progetto del termovalorizzatore di Roma, con un’indagine condotta da LabUr, che ha rivelato come una parte significativa dei terreni acquistati dal Comune di Roma per la realizzazione dell’impianto, ricadrebbe nel territorio di Albano Laziale.
Nuova bufera sul progetto del termovalorizzatore di Roma: l’inchiesta sulla proprietà dei terreni destinati alla realizzazione dell’impianto
Il progetto del termovalorizzatore di Roma, nuovamente al centro di un inchiesta condotta da LabUr, laboratorio di urbanistica impegnato nella tutela dell’ambiente e del territorio, che ha messo in luce una grave incongruenza riguardante la proprietà dei terreni destinati alla realizzazione dell’impianto.
Il Comune di Roma avrebbe acquistato terreni di Albano Laziale
Secondo quanto emerso dalle ricerche effettuate da LabUr, circa il 60% dei terreni acquistati dal Comune di Roma per la costruzione del termovalorizzatore, e precisamente quelli edificabili, ricadrebbero nel territorio del Comune di Albano Laziale.
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Una scoperta che è stata possibile grazie all’analisi di un foglio originale dell’impianto, digitalizzato e georeferenziato, recuperato al Catasto il 18 gennaio scorso, che indica chiaramente il Fosso della Cancelliera come confine tra i due comuni.
“Qualcosa poi potrebbe essere cambiato – sottolinea LabUr – ma non se na ha alcuna evidenza pubblica. Mentre quanto è certo al momento, è che il 40% dei terreni sono inedificabili per sottoscrizione di un atto d’obbligo; il restante 60% ricade nel Comune di Albano; che la particella 105 non potrà far parte del termovalorizzatore e che infine, ad oggi, lo spostamento del confine tra Roma e Albano sarebbe avvenuto solo sui terreni del termovalorizzatore, restando inalterato altrove”.
Un atto notarile illegittimo
La nuova rivelazione, pone ora seri dubbi sulla legittimità dell’atto notarile con cui il Comune di Roma ha acquisito i terreni. Per questo LabUr ha richiesto con la massima urgenza al Sindaco di Albano Laziale, notoriamente contrario al progetto del termovalorizzatore, di verificare l’esattezza delle informazioni emerse.
In caso di conferma, l’atto notarile potrebbe essere annullato, mettendo a rischio l’intero progetto:
“L’ennesimo incredibile episodio sull’opera fintamente giubilare voluta da Roberto Gualtieri – prosegue Labur -. Dopo quanto emerso durante la puntata di Report su Rai3 “Il santo inceneritore” e la scoperta di LabUr della particella mancante e della non edificabilità del 40% dei terreni ci chiediamo quali controlli preventivi siano stati eseguiti da tutti i soggetti coinvolti nel più grande appalto dopo Mafia Capitale” – concludono.