Oggi, come mai prima d’ora, gli asili nido convenzionati di Roma Capitale rischiano la chiusura: il Campidoglio infatti corrisponde le proprie quote con notevole ritardo, a causa di intollerabili pastoie burocratiche. Il servizio di Fausto Trombetta.
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Il Comune di Roma non emette i pagamenti dovuti nei confronti degli asili nido: le strutture rischiano la chiusura
Da anni gli asili convenzionati consentono al Comune di garantire un servizio fondamentale per migliaia di famiglie romane. Ora, però, rischiano la chiusura: i nidi privati – circa 200 strutture educative convenzionate, che ospitano 5mila bambini, da 0 a 3 anni – non sono mai stati così in affanno.
A fronte di spese lievitate per l’integrazione del personale, per l’adeguamento dei locali e le sanificazioni, gli asili non ricevono i pagamenti dal Campidoglio. Basti pensare che, nonostante abbiano regolarmente avviato il servizio a settembre, hanno da poco ottenuto la firma del contratto di convenzione.
“Nei fatti non possiamo emettere le fatture, e quindi non possiamo avere le liquidazioni. Non abbiamo più fondi, in cassa non abbiamo più un centesimo e a dicembre ci sono tante spese da affrontare. A partire dalle tredicesime”, spiega Cristina Ragaini, presidente di “Onda Gialla”.
“Non possiamo emettere fattura perché la ragioneria del Comune di Roma ha inviato ai Municipi una nota sulle nuove modalità di emissione della fattura. Modalità che sono leggermente diverse da come sono sempre state. Per un cavillo, per un piccolissimo particolare, le fatture che abbiamo emesso finora dunque non vanno bene: dovremo annullarle tutte, e riemetterle”, prosegue Ragaini.
“I ritardi ci sono sempre stati, ma contenuti entro un limite che ormai eravamo in grado di metabolizzare. Adesso il ritardo è enorme: alcune strutture non hanno neanche ricevuto il saldo del mese di luglio“, continua la presidente di Onda Gialla. “E quando non hai una fattura regolare, fatta al Comune di Roma, non puoi neanche chiedere alla banca che in qualche modo ti anticipi quei soldi”.
“La burocrazia è lo scoglio più grande, perché ci sono tanti uffici che fanno uno scaricabarile continuo in merito alle responsabilità dei ritardi”. “Così, però, si mettono in difficoltà piccole aziende, tutte al femminile, che hanno svolto e svolgono tuttora un servizio fondamentale per Roma, perché la Capitale non ce la farebbe a coprire i numeri senza il partenariato che c’è attualmente con i privati”, conclude Ragaini.
Nel Decimo Municipio i nidi in convenzione sono più di quaranta, a fronte di 14 strutture a gestione pubblica. Oltretutto, si tratta di aziende per lo più al femminile che danno lavoro a centinaia di persone.
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