Caserma della polizia locale a Ostia: esposto alla Corte dei Conti. Masi (Fdi) “Un enorme spreco di danaro pubblico”

Esposto alla Corte dei conti di Mariacristina Masi sulle enormi spese d’affitto pagate dal Comune per una caserma che doveva essere abbandonata da tempo

I locali che ospitavano all'epoca del fascismo la Gioventù italiana del Littorio (Gil) in cui dovrà essere trasferito il comando dei vigili urbani del X Gruppo Mare di Ostia Lido

Esposto alla Corte dei Conti sullo spreco di danaro pubblico che esce ogni anno dalle casse del bilancio del Campidoglio per pagare un profumato affitto alla società proprietaria dell’immobile di via Capo delle Armi 58 a Ostia, dove sono ospitati gli uffici della polizia locale del X Gruppo Mare di Roma capitale.

Esposto alla Corte dei conti di Mariacristina Masi sulle enormi spese d’affitto pagate dal Comune per una caserma che doveva essere abbandonata da tempo

Su quest’emorragia di risorse appartenenti a tutti i cittadini romani vuole vederci chiaro il consigliere di Fratelli d’Italia in assemblea capitolina Mariacristina Masi, da tempo interessatasi alla vicenda tramite atti politici ufficiali.

Quella dell’ex caserma dei vigili è una questione che si trascina ormai da troppo tempo -spiega l’esponente di opposizione in Aula Giulio Cesare- già nel 2019 affermavano che i lavori di ristrutturazione del palazzo dell’ex Gioventù Italiana del Littorio (Gil), risalente all’epoca del fascismo e dove il comando avrebbe già dovuto trasferirsi, rischiavano di protrarsi. L’amministrazione paga ormai da anni un affitto di circa un milione di euro all’anno. Perché non sono state trovate per tempo soluzioni alternative in attesa che la struttura di destinazione fosse pronta?”.

Non siamo stati soddisfatti neanche dall’ultima risposta all’interrogazione presentata in materia e per questo è stato presentato un esposto alla Corte dei Conti. Saranno i magistrati contabili ad accertare e sanzionare e eventuali lesioni nella corretta gestione dei soldi pubblici da parte dei dirigenti e dei funzionari che avessero cagionato, con il loro comportamento e con le loro omissioni, un eventuale danno erariale”.

Le cifre su cui Masi ha acceso i riflettori sono, in effetti, impressionanti. A carico del bilancio di quest’anno alla voce indennità di occupazione dei locali ora in uso in via Capo delle Armi, figurano 991.307,88 euro cui si aggiunge la spada di Damocle di ulteriori interventi di bonifica mai realizzati per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro degli agenti e degli impiegati forse esposti, con gravi conseguenze per la loro salute, a locali privi dei requisiti di abitabilità.

Un sospetto che ha preso corpo dopo che, negli anni passati, alcune operatrici si sono ammalate di patologie oncologiche, anche se non sarebbero emerse anomalie radiometriche all’esito delle verifiche effettuate sulla presunta radioattività del compound.

Ma per quanto tempo il comune vorrà continuare a pagare somme così alte?”, incalza Masi in stanze che, tra l’altro, non consentono di “garantire la qualità dell’ambiente a tutela dei lavoratori e degli utenti perché non sono mai stati eseguiti gli interventi di riqualificazione richiesti a suo tempo dalla Asl Roma D. A tutto questo si aggiunge l’inerzia che, a mio giudizio, ha impedito di trovare soluzioni alternative disponibili a costi di molto inferiori per esempio nella ex Colonia Vittorio Emanuele III, dove sono già presenti altri servizi comunali, come l’ufficio tecnico e la biblioteca Elsa Morante”.

Alla spinosa questione della ricerca di altre soluzioni l’amministrazione capitolina ha risposto che un primo avviso di reperimento di immobili diversi pubblicato con una Determinazione dirigenziale risalente al 2014 si era incagliato sull’unica offerta presentata, ma subito scartata per mancanza di spazi rispetto alle necessità del corpo di polizia locale.

Poco tempo dopo venne archiviata anche la possibilità di un trasferimento del comando ad Acilia in piazza Capelvenere chiesto dall’allora commissario straordinario dell’ente locale disciolto per infiltrazioni politico-mafiose.

Al 2015 risale, invece, la convenzione stipulata tra Roma capitale, Ministero della giustizia e Regione Lazio per l’acquisizione del compendio immobiliare dell’ex Gil e l’avvio dei lavori di ristrutturazione che si trascinano faticosamente dal 2021. Cioè da quando l’allora sindaca Grillina, Virginia Raggi, ufficializzò l’apertura del cantiere per la messa in sicurezza e il restauro dell’edificio grazie a un primo stanziamento governativo di 10 milioni di euro.

Le interrogazioni di Fratelli d’Italia e la replica dell’Assessore Tobia Zevia

Si arriva così al 26 settembre scorso quando, replicando all’interrogazione a risposta scritta n. 156 presentata da Masi, il Dipartimento del patrimonio e politiche abitative guidato dall’Assessore Tobia Zevi rileva che l’opzione ex Colonia Vittorio Emanuele III in cui trasferire la caserma non è praticabile per via della mancanza di spazi sufficienti ad accogliere i 200 agenti in forza al X Gruppo Mare e ora ospitati in un edificio di 3750 metri quadri, ma anche perché nell’ex colonia devono ancora trovare posto, in virtù di precedenti accordi, un ostello della Gioventù, la Casa della Sostenibilità e una stazione di Posta e housing.

Una replica sorprendente -puntualizza l’esponente di Fdi- visto che nell’ex Colonia mi risulta ci siano spazi utilizzabili, certo previa ristrutturazione, per circa 16mila metri quadri”.

Il tema è stato al centro anche di alcune ulteriori iniziative assunte nel corso degli anni da parte del sindacato.

E’ una storia di lunga data -afferma Raffaele Paciocca di Cisl-Funzione Pubblica di Roma- che abbiamo affrontato presentando due esposti alla Corte di Conti e uno al Servizio Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro (Spresal) della Asl competente, atti da cui è scaturito anche un coinvolgimento della Procura della Repubblica di Roma di cui non conosciamo l’iter. Ma è assurdo che con altri ambienti a disposizione si continui a restare in un edificio che costa 120mila euro di affitto al mese”.

“Ben venga l’iniziativa del consigliere Masi perché richiama l’attenzione di un organo contabile su come venga effettivamente speso il danaro pubblico. Considerata la lentezza con cui stanno procedendo gli interventi per l’adeguamento dell’ex Gil, desideriamo conoscere quali percorsi alternativi verranno intrapresi da parte dell’amministrazione capitolina e se su questi ritardi gravino fattori di natura tecnica o giudiziaria”.

“Si tratta di moltissimi soldi che potrebbero essere risparmiati e utilizzati per obbiettivi ben più importanti -conclude Paciocca- come la sicurezza stradale e l’ammodernamento degli edifici scolastici”.

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