Per la rivolta sfociata con la sassaiola contro le forze dell’ordine sono 14 i migranti arrestati nel pomeriggio di ieri, domenica 4 febbraio, nel Centro di Prima Accoglienza di Ponte Galeria dalla polizia e dai carabinieri. Disordini scoppiati, a più fasi, dopo che all’alba un migrante di 22 anni lì recluso si era tolto la vita.
Ponte Galeria, la procura ha aperto due fascicoli: uno per il suicidio del migrante e uno per la conseguente rivolta
I quattordici arerstati dovranno rispondere – a vario titolo ed in concorso fra loro – di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, danneggiamento e incendio doloso.
I fermati sono di varie nazionalità: marocchina, pakistana, guineana, cubana, cilena, senegalese, tunisina, nigeriana e gambiana. Sei di loro sono arrivati a Roma dal Cpr di Trapani.
È il bilancio delle proteste avvenute nel pomeriggio all’interno del cpr. Disordini esplosi dopo il ritrovamento del corpo di Ousmane Sylla, il 22enne della Guinea che si è suicidato con un lenzuolo all’interno della struttura.
Si sentiva intrappolato, piangeva da giorni, in mancanza di libertà e possibilità di lavorare per aiutare mamma e fratelli avrebbe voluto tornare a casa.
La Procura di Roma – come anticipato ieri mattina da Canale10 – ha avviato una indagine per istigazione al suicidio.
Il fascicolo è coordinato dal pm Attilio Pisani. Il magistrato affiderà l’incarico per effettuare l’autopsia sul corpo del 22enne. In base a quanto ricostruito il giovane, che era arrivato nel Cpr da un altro centro per immigrato di Trapani si è suicidato impiccandosi con un lenzuolo a una inferriata.
Gli investigatori hanno già acquisito il messaggio lasciato dal giovane (in cui si augura di essere sepolto in Africa) i filmati delle telecamere di videosorveglianza presenti all’interno del Centro per ricostruire il suicidio e la conseguente rivolta.
Ousmane Sylla aveva ricevuto il decreto di espulsione il 13 ottobre scorso. E in base alla vecchia legge, avrebbe potuto lasciare il Cpr già il 13 gennaio. Ma il cosiddetto decreto Cutro, varato dal governo Meloni a maggio, ha prolungato il trattenimento prima del rimpatrio fino a 18 mesi.
A Roma era arrivato il 27 gennaio, dopo alcune mesi vissuti in un cpr del trapanese, in Sicilia, anche quello finito al centro di una rivolta.
“Questo ragazzo era arrivato qualche giorno fa dal centro di Trapani. Venerdì era stato visto disperato da alcuni operatori.Piangeva, diceva che voleva tornare nel suo Paese perché aveva lì due fratelli piccoli di cui occuparsi, altrimenti avrebbero sofferto la fame”, racconta il segretario di + Europa Riccardo Magi, arrivato ieri mattina a Ponte Galeria subito dopo il rinvenimento del corpo.
“Era affranto, disperato per questo. Ha lasciato sul muro un ritratto di sé stesso, con sotto un testo in cui ha scritto che non resisteva più e sperava che la sua anima avrebbe risposato in pace. Centri come questi sono buchi neri del diritto e dell’umanità”, aggiunge Magi.
Tre i momenti di tensione
Sono stati almeno tre i momenti di tensione all’interno del Cpr. Il primo subito dopo il ritrovamento del corpo del ragazzo: gli agenti sono intervenuti con manganelli e lacrimogeni.
Gli ospiti hanno sfondato delle grate di ferro e tentato di incendiare una macchina della polizia.
Poi il secondo, poco dopo mezzogiorno mentre era in corso la visita del visita del garante dei detenuti capitolino Valentina Calderone, del garante regionale Stefano Anastasia e dei parlamentari Cecilia D’Elia e Riccardo Magi.
I detenuti hanno iniziato a staccare parti di muro e a lanciarle contro le forze dell’ordine. Oltre ai calcinacci, sono stati gettati indumenti incendiati. Due carabinieri sono rimasti lievemente feriti, uno alla caviglia e uno ha ricevuto una sassata al polpaccio.
La terza, e più violenta, rivolta è esplosa nel pomeriggio. Sono dovuti intervenire diversi blindati della polizia e dei carabinieri in tenuta antisommossa.