Smantellata dalla Guardia di Finanza una organizzazione che spediva in Cina da Roma soldi del traffico internazionale di stupefacenti per “ripulirli”: 33 gli arresti, di cui 22 in carcere e 11 ai domiciliari. Un giro quantificato in 50 milioni di euro.
I cinesi ripulivano il provento del traffico internazionale di sostanza stupefacente
Il vasto sistema di riciclaggio di denaro sporco è stato smantellato stamattina dai finanzieri che hanno bussato a decine di case tra le province di Roma, L’Aquila, Reggio Calabria, Napoli, Perugia, Ancona e Campobasso.
Gli ordini di cattura emessi da piazzale Clodio contestano l‘associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e al riciclaggio, oltre che per i reati di estorsione, autoriciclaggio e detenzione abusiva di armi.
Le attività di “ripulitura” del denaro avvenivano in attività dedite all’import-export di abbigliamento e accessori di moda, gestite da due famiglie cinesi all’Esquilino. Le attività – esistenti solo formalmente – erano di fatto “centri di raccolta” del denaro sporco, poi tracciato e ripulito col . metodo “Fei Ch’ien” (letteralmente “denaro volante”), consistente nel virtuale trasferimento del denaro all’estero.
Gli arrestati
Al vertice dell’organizzazione, secondo gli inquirenti Wen Kui Zheng, 55 anni, accusato di reclutare associati e prendere accordi diretti coi “clienti” con le tasche piene di soldi sporchi. Egli offriva, inoltre, supporto “logistico” ai corrieri di valuta, per conto dei quali pianificava e organizzava dettagliatamente i viaggi aerei con cui trasportare il denaro contante all’estero allo scopo precipuo di eludere i controlli alle frontiere. Servizi offerti anche a narcotrafficanti ed emissari vicini a famiglie di ‘ndrangheta.
All’esito delle attività delegate dall’Ufficio di Procura sono stati: sequestrati circa 10 milioni di euro (di cui 8 milioni di euro presso lo scalo aeroportuale “Leonardo da Vinci” di Fiumicino), nei confronti dei “money mule” incaricati di trasferire fisicamente il denaro fuori dal territorio unionale, ed accertati conferimenti di denaro di provenienza illecita in favore della compagine cinese di stanza a Roma per oltre 4 milioni di euro.
Nel complesso, sono state tracciate movimentazioni finanziarie per oltre 50 milioni di euro, dirette dal territorio nazionale verso la Repubblica Popolare Cinese.
I “clienti” trafficanti
Sul fronte dei clienti le indagini si sono incentrate su due associazioni criminali dedite al narcotraffico delle quali, in particolare, una si serviva di chat criptate per sfuggire ai tentativi di intercettazione e il cui contenuto è stato acquisito anche grazie alla collaborazione tra la D.D.A. di Roma ed Eurojust, mentre armi, droga e denaro venivano spostate su autovetture dotate di sofisticati vani segreti.
In particolare, nei confronti del primo aggregato criminale, sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli organizzatori Antonio Gala (cl.1980) e Fabrizio Capogna (cl.1984), il primo latitante, l’altro – all’epoca delle indagini – in stato di detenzione presso la Casa Circondariale di Rebibbia, sono stati sequestrati oltre 110 kg di droga (tra hashish, marijuana e cocaina) e sono stati ricostruiti traffici illeciti per oltre 545 kg di sostanza stupefacente, costituente un giro di affari tra Spagna e Italia di circa 20 milioni di euro.
Federico Latini (cl.1994) invece, all’epoca delle indagini in stato di detenzione domiciliare per tentato omicidio legato a un regolamento di conti nell’ambiente del traffico di stupefacenti e fortemente radicato nel mondo del narcotraffico romano, risulta gravemente indiziato di aver promosso la seconda organizzazione criminale.
Su tale versante, le investigazioni consentivano di sequestrare partite di droga per oltre 157 kg (per un valore stimato di circa 4 milioni di euro) e armi, trasportate in sicurezza grazie a sofisticati vani segreti ricavati nelle autovetture messe a disposizione dei corrieri.