Un’incredibile scoperta è stata fatta presso le acque termali del Comune di Cerveteri che hanno restituito alla luce un busto smembrato e un altro importante oggetto durante i lavori effettuati all’interno di una zona caratterizzata dall’intenso odore dei vapori sulfurei. Entrambi gli oggetti sono stati, infatti, rinvenuti, a quindici giorni di distanza l’uno dall’altro, grazie agli interventi effettuati nel sito archeologico delle “Acquae Caeretanae” dal Gruppo Archeologico del Territorio di Cerite.
Un busto senza testa riemerge, tra lo stupore, dalle acque sulfuree della cittadina tirrenica
I due reperti rinvenuti nel Comune di Cerveteri sono, un busto senza testa in marmo bianco a grana fine con parte della spalla sinistra nonché un plinto di sostegno decorato da un motivo floreale a palmetta, e un pilastro a sezione rettangolare di cm 26×23, alto 87 cm dotato di base modanata che presenta, sulla facci superiore, un incasso circolare di 18 cm di diametro destinato all’alloggiamento di un ulteriore elemento.
Entrambi gli oggetti risalgono all’epoca imperiale romana, quando le terme di Cerveteri erano al massimo della loro espansone, tanto da essere descritte da Lucio Domizio Aureliano, imperatore vissuto tra il 241 e il 275 avanti Cristo le “acque termali più calde d’Italia”.
Il busto è loricato, cioè munito di una fibbia di cuoio a corredo di una corazza ornata di spallacci, al centro, spicca una testa di Gorgone, simbolo della perversione nella Roma antica e un panneggio che copre ciò che resta della spalla sinistra.
Il pilastro rinvenuto dal gruppo di lavoro archeologico presenta, invece, scolpiti a rilievo, sulla faccia anteriore, una situla (vaso sacrale) con ansa sopraelevata e un sistro, formato da una lamina di metallo a ferro di cavallo che costituiscono oggetti chiaramente riferibili al culto egizio di Iside. Subito sotto sono posizionati i bassorilievi in cui si legge l’iscrizione “P.Aelius.Aug.Lib/Epictetus/voto”. Le lettere, poco incise nella pietra e alte circa tre centimetri, rappresentano una dedica fatta, appunto, a Iside dal liberto imperiale Publio Elio Epicteto, uno schiavo affrancato dalla condizione di servitù per decisione dell’imperatore Adriano e, probabilmente, risalente a un periodo compreso tra il 117 e il 138 d.C.
I due preziosi ritrovamenti sono stati trasferiti, per cautela, al laboratorio del Polo Museale Civico nel Castello di Santa Severa, in attesa che si decida la oro collocazione. Il Comune di Cerveteri è intenzionato a chiedere che entrambi gli oggetti vengano affidati al Museo Nazionale Archeologico di Cerite, situato al centro della città etrusca e dove, tra le varie testimonianze che compongono la sua collezione, figurano anche il Cratere e la Kylix di Eufronio.
“Il ritrovamento del busto marmoreo e del pilastro avvenuti nelle Acquae Ceretanae -ha detto la sindaca di Cerveteri, Elena Gubetti– premia la costanza e il lavoro svolto dai volontari del Gruppo Archeologico Territorio Cerite. Apporto che, va sottolineato, viene fatto in modo assolutamente gratuito”.