Dopo essere stato condannato per atti persecutori nei confronti di una giovane donna residente all’EUR, è stato ristretto nuovamente in carcere il 36enne indiano gravemente indiziato di aver continuato a tormentare in modo ossessivo la stessa vittima con centinaia di telefonate, dapprima per tentare un approccio, e dopo per minacciarla di morte.
Eur, era ossessionata e pedinata da un finto corteggiatore: dall’indagato oltre 400 telefonate e minacce di morte anche per decapitazione
In poco meno di tre mesi e dopo aver già scontato una pena per atti persecutori, le aveva fatto più di 400 telefonate, tanto che la vittima, sempre la stessa che lo aveva denunciato in precedenza e per cui era stato già condannato, si era ridotta ad un costante stato di ansia e paura per la propria incolumità personale.
Dallo scorso 24 aprile, prima data utile in cui gli era stata restituita la libertà, il 36enne aveva ripreso le condotte persecutorie, con aggressioni e minacce alla donna, in alcuni casi tirando in ballo anche il possesso di un’arma da fuoco. Alle minacce di morte poi, venivano associate le dichiarazioni da parte dello stalker, che avrebbero fatto intendere alla donna di essere a conoscenza della sua vita privata e di fatti personali, che l’uomo avrebbe appreso con appostamenti e pedinamenti.
A tenere il conto delle sue telefonate persecutorie, i Carabinieri della Stazione di Roma Villa Bonelli, ai quali risulta che già il 30 maggio scorso l’indagato avrebbe effettuato 21 telefonate alla donna. Nei primi casi per “corteggiarla” e tentare di incontrarla, poi minacciandola di morte.
Una sequela di telefonate proseguite anche nei mesi successivi, come gli oltre 250 tentativi di telefonate notturne, lasciati logicamente senza risposta, fino alle intenzioni più cruente dichiarate per telefono, e che hanno terrorizzato la donna. Una su tutte, la minaccia di volerla decapitare.
Dopo gli altri 150 tentativi i primi di luglio è partita la caccia all’uomo, indiziato di aver compiuto le chiamate quando si trovava presso un centro di permanenza per rimpatri. L’uomo però a cui era stato negato il riconoscimento dello status di protezione internazionale, me era uscito e di nuovo libero ma irregolare sul territorio nazionale, era diventato un pericolo concreto per la donna, a cui a quel punto è stata assicurata una scorta.
La caccia all’uomo avviata contestualmente, ha permesso di rintracciarlo proprio nella Capitale, dove avrebbe potuto in qualsiasi momento aggredire la donna di persona, ed è stato catturato il 17 luglio scorso e accompagnato presso il centro di permanenza per rimpatri di Ponte Galeria dove è stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia della Compagnia di Roma Eur,. L’uomo ora si trova ristretto presso la casa Circondariale di Roma Regina Coeli, anche se l’indagato deve ritenersi innocente fino a condanna definitiva.