Roma, scarcerato “Mister Asfalto”: vizio procedurale lo salva, ma in procura racconta il sistema tangenti

Un vizio procedurale riapre le porte del carcere per Mister Asfalto. Interrogato però parla

Mirko Pellegrini, l'imprenditore romano ribattezzato Mister Asfalto

Mirko Pellegrini, noto come “Mister Asfalto” per il suo ruolo di vertice nella gestione degli appalti sulla manutenzione stradale della Capitale, è stato scarcerato per un vizio procedurale. Il Tribunale del Riesame ha annullato la misura cautelare dei domiciliari, disposta il 26 maggio, per “mancato espletamento dell’interrogatorio preventivo”, previsto dalla riforma Nordio.

Un vizio procedurale riapre le porte del carcere per Mister Asfalto. Interrogato però parla

Una decisione che ha ribaltato l’impianto accusatorio iniziale della Procura, che aveva ritenuto sussistente il pericolo di inquinamento probatorio.

Pellegrini e altri indagati – tra cui il fratello Simone e tre collaboratori stretti, Flavio Verdone, Roberto Filipponi e Alessandro Di Pietrantonio – erano accusati di aver creato un sistema corruttivo attorno agli appalti del Comune di Roma, utilizzando società intestate a prestanome e materiali scadenti per rifare le strade.

Le tangenti ai funzionari comunali

Ma poche ore prima della scarcerazione, Pellegrini – alla luce degli elementi già in mano agli inquirenti – ha deciso di parlare davanti al sostituto procuratore Lorenzo Del Giudice. Ha ammesso di aver pagato tangenti fino a 30mila euro a funzionari comunali, per ottenere approvazioni, superare controlli di qualità e bypassare ostacoli burocratici. Per la prima volta, ha anche fatto nomi e cognomi dei dipendenti coinvolti.

L’inchiesta

L’inchiesta ipotizza un fitto intreccio di reati: associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta, frode nelle forniture pubbliche, bancarotta fraudolenta e riciclaggio. E Pellegrini ha aggiunto un altro dettaglio: per corrompere alcuni agenti delle forze dell’ordine, oltre a contanti e orologi di lusso, sarebbero stati usati anche buoni benzina.

Il caso dei buoni

Il caso dei buoni è emerso durante un episodio documentato nell’ordinanza d’arresto: un collaboratore del gruppo, multato dalla Stradale, avrebbe evitato la sanzione grazie all’intervento di Filipponi.

Un incontro con due agenti della Polizia Stradale (ora indagati), avvenuto il 6 maggio in un bar di via Grottazzolina, è ora al centro delle indagini della Guardia di Finanza. L’ipotesi è che anche in questo caso la corruzione sia passata attraverso “regali” di basso profilo, ma comunque ad effetto.

La scarcerazione è stata ottenuta grazie al lavoro del collegio difensivo composto dagli avvocati Pierpaolo Dell’Anno, Cesare Gai, Gianluca Agostini e David Pizzicannella. Tuttavia, l’inchiesta va avanti, e dopo le confessioni di Pellegrini, potrebbe presto allargarsi ad altri nomi eccellenti all’interno del Campidoglio.