Omicidio di Fregene, si cerca l’arma del delitto: in campo anche volontari

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Stefania Camboni

Manca il movente, e soprattutto l’arma del delitto. L’omicidio di Fregene resta tutt’altro che chiuso. Oggi sono ripartite le ricerche per tentare di recuperare l’arma – una lama o un coltello – usata per martoriare con 34 colpi Stefania Camboni.

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I carabinieri, insieme a volontari e dipendenti del Comune di Fiumicino, nella mattinata di oggi, 24 maggio, a nove giorni dal delitto, sono tornati nei pressi della villetta di via Santa Teresa di Gallura, dove la 58enne è stata brutalmente uccisa nella sua villetta.

L’obiettivo delle forze dell’ordine è individuare l’oggetto compatibile con le numerose ferite rilevate sul corpo della vittima.

Per questo, da ore, i militari stanno battendo palmo a palmo le aree verdi, i prati e le zone boschive che circondano l’abitazione.

Si tratta di un rastrellamento metodico e complesso, alla ricerca non solo del coltello – o dell’arma da taglio – ma anche di altri possibili indizi che potrebbero essere stati gettati o nascosti nel tentativo di ostacolare le indagini.

Attualmente, l’unica persona indagata per l’omicidio è Giada Crescenzi, 30 anni, compagna di Francesco Violoni, figlio della vittima (che ha messo in campo il generale Garolafo).

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Giada Crescenzi, per ora unica indagata dell’omicidio di Fregene

Il Gip del tribunale di Civitavecchia ha convalidato la custodia cautelare in carcere per la giovane donna, parlando di “gravi indizi di colpevolezza” e sottolineando le incongruenze presenti nel suo racconto.

Tuttavia, gli inquirenti non escludono la presenza di altre persone sulla scena del crimine e continuano a vagliare ogni possibilità, anche quella di un complice.

Il nuovo sopralluogo dei Ris

I carabinieri del Ris di Roma hanno lavorato a lungo all’interno della villetta nelle ultime ore. Sono stati raccolti reperti, cercate nuove tracce ematiche e tentato di ricostruire la dinamica esatta dell’aggressione.

Tra gli oggetti ancora mancanti figurano le chiavi di casa della vittima e il suo telefono cellulare, entrambi elementi potenzialmente fondamentali per chiarire quanto accaduto e per identificare ogni eventuale coinvolto.

Anche l’automobile di Stefania Camboni è oggetto di accertamenti: è stata trovata parcheggiata a circa 200 metri dall’abitazione. Un dettaglio che ha portato l’accusa a ipotizzare un tentativo di depistaggio. Insieme a questa, sono stati sequestrati anche i veicoli di Francesco Violoni e di Giada Crescenzi, tutti ora al vaglio degli investigatori.

La vita nella villetta e l’ultima lite

La vita domestica nella casa di Stefania era tutt’altro che serena. Tensioni e liti erano all’ordine del giorno, nate da questioni economiche, da incomprensioni legate alla convivenza forzata e, a quanto pare, anche da motivi apparentemente futili.

Uno degli ultimi scontri tra la vittima e la nuora sarebbe stato provocato da un barattolo di Nutella. Secondo quanto emerso, Stefania lo avrebbe consumato interamente, causando un’accesa discussione con Giada, che lo aveva acquistato insieme al compagno. Un litigio che la stessa Crescenzi avrebbe raccontato di recente alle sue avvocate, le quali però ridimensionano l’episodio, sostenendo che i rapporti tra le due donne stavano migliorando.

Francesco e Giada erano andati a vivere con Stefania nel marzo scorso, ma la convivenza si era rivelata presto insostenibile. L’8 maggio, appena una settimana prima del delitto, Giada pubblicava su Facebook un annuncio con toni preoccupati: “Siamo in una situazione critica, dormiamo pure per terra”. Un segnale di un disagio profondo, che si inserisce in un contesto familiare già fragile.

Stefania, rimasta vedova nel 2020, viveva un periodo difficile, segnato da problemi emotivi e tensioni personali, al punto che alcuni vicini l’avevano descritta come una persona conflittuale, in lite con molti nella zona.

I punti da chiarire

Intanto mentre Giada Crescenzi resta in carcere, gli inquirenti continuano a lavorare per ricostruire ogni dettaglio. Restano da chiarire molti punti interrogativi: chi ha davvero ucciso Stefania Camboni? C’è stato un complice? E soprattutto, dove si trova l’arma del delitto?