Stretta delle autorità sulla mala movida romana: il Room 26, storico locale notturno dell’Eur, è stato chiuso per 15 giorni dopo una serie di episodi di violenza che sarebbero stati registrati all’interno e nei pressi della discoteca. “Paghiamo colpe altrui“, la difesa dei patron. Ma ecco cosa è successo.
Risse e aggressioni dentro e fuori dal locale: il Room 26 chiuso per 15 giorni. La versione dei patron
L’ordinanza è stata firmata, ieri 16 maggio, dal prefetto di Roma e notificata dai carabinieri della stazione Eur, in applicazione dell’articolo 100 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), che prevede la sospensione temporanea delle attività considerate a rischio per l’ordine pubblico.
L’ultimo episodio, che ha fatto scattare il provvedimento, risale alla notte tra il 9 e il 10 maggio: un 24enne dell’Infernetto è stato aggredito all’interno del locale da quattro ragazzi, pare di origine albanese, in seguito a una lite scoppiata per motivi personali. (La famiglia del giovane ha sostenuto di essere già stato minacciato a Ostia da uno del gruppo).
Il giovane solo nei giorni successivi si è fatto refertare in ospedale per la frattura del setto nasale e alcuni denti lesionati.
I buttafuori erano subito intervenuti per bloccare gli aggressori, poi identificati e denunciati dai carabinieri allertati dai gestori del locale. Dopodiché la vittima ha sporto denuncia alla stazione dei carabinieri di Acilia.
Ma il Room 26 sarebbe già stato scenario di situazioni simili, secondo gli investigatori. Il 30 marzo un altro giovane sarebbe stato picchiato durante una serata, riportando lesioni giudicate guaribili in 15 giorni. Ancora prima, il 16 marzo, una cliente era finita al pronto soccorso con un trauma cranico. L’8 marzo, invece, un minorenne era riuscito ad entrare nel locale con un documento falso e aveva abusato di alcol. (Un fenomeno questo dei documenti falsi a quanto pare ricorrente nei locali romani)
Il Room 26 si difende: “Paghiamo per colpe altrui”
La replica dei gestori del Room 26 immediata. Con un post pubblicato sui social respingono le accuse, sostenendo che il locale ha agito sempre nel rispetto delle regole e gestito le emergenze in modo tempestivo.
“Questa volta la colpa non è di un locale, di un’organizzazione o di una serata. È di due ragazzi qualunque, che per una discussione legata a una ex ragazza si sono scambiati insulti e, purtroppo, un pugno. Nulla di più, nulla di diverso da ciò che accade ogni giorno in piazza. Ma se succede in un club, a pagare è solo il club“.
Il post prosegue denunciando le conseguenze economiche e occupazionali della chiusura: “Siamo costretti a fermarci, lasciando a casa oltre 60 lavoratori. Non è giusto che un’intera attività venga penalizzata per colpa di chi non sa distinguere il divertimento dal litigio. La sicurezza è intervenuta subito, le forze dell’ordine sono state avvisate, i responsabili identificati. Eppure, tutto questo non è bastato“.
In chiusura, il locale punta il dito contro un fenomeno più ampio: “Questa non è movida, non è vita notturna. È inciviltà mascherata da divertimento. Chiudiamo per colpa di ragazzi normalissimi, figli di un mondo che non sa più dare regole“.