Roma, uccide la madre e la mura in un armadio: condannato a 10 anni

La condanna a 10 anni, come richiesto dalla procura: l'imputato riconosciuto semi infermo di mente. Perché aveva ucciso la madre

Foto di repertorio

Si è chiuso con una condanna a dieci anni di carcere il caso di Massimo Barberio, l’ex informatico romano di 61 anni che nel settembre 2023 ha ucciso la madre Egidia, 88 anni, murando il corpo in un armadio cementato all’interno della loro abitazione a Primavalle, Roma. L’uomo si era autodenunciato undici giorni dopo l’omicidio, quando l’odore del cadavere era ormai insostenibile.

La condanna a 10 anni, come richiesto dalla procura: l’imputato riconosciuto semi infermo di mente. Perché aveva ucciso la madre

La vicenda aveva subito scosso vicini e i pochi familiari per le sue modalità drammatiche e per il profilo dell’imputato: un uomo senza precedenti, apparentemente tranquillo, ma segnato da profonde fragilità psicologiche.

Ieri, 6 maggio, la III Corte d’Assise di Roma ha emesso la sentenza. La pena è stata ridotta grazie al riconoscimento della semi-infermità mentale, stabilita da una perizia disposta dalla Corte, secondo cui Barberio non sarebbe stato pienamente capace di intendere e volere.

Mentre in un’altra perizia era stato ritenuto totalmente incapace ma non pericoloso socialmente. La sua pericolosità, era stato specificato, sarebbe infatti “autolesiva”, con un alto rischio suicidario.

Tuttavia, il pubblico ministero Antonio Verdi – che ha chiesto proprio 10 anni di carcere –  ha fortemente contestato questa lettura. Ha prodotto una perizia alternativa, redatta da un esperto della procura, che ha riconosciuto solo un vizio parziale di mente, sufficiente però a confermare la responsabilità dell’uomo e a sostenere una condanna.

Barberio, subito dopo l’arresto, ha raccontato in modo dettagliato l’accaduto e, a modo suo, si è anche disperato.

Il debito col condominio

Non voleva che la madre scoprisse un forte debito col condominio – circa duemila euro – dovuto a dei lavori nel palazzo. I soldi, vista solo la pensione di lei, non bastavano. Nel suo delirio allora ha preferito uccidere la madre che darle un dispiacere. Forse non voleva costringerla a fare i conti col fallimento da figlio.

Il difensore di Barberio, l’avvocato Giancarlo Rizzo, ha sottolineato che si tratta di una persona “annullata dalla sofferenza e dal rimorso”, ribadendo che anche la perizia di parte conferma la totale incapacità mentale al momento dell’omicidio.

La difesa attende ora il deposito delle motivazioni della sentenza per valutare un eventuale ricorso in appello.