Si è spenta a Roma nella notte del primo maggio la moglie di Andrea Camilleri, l’amato scrittore siciliano scomparso nel 2019. Rosetta Dello Siesto aveva 97 anni di cui sessanta vissuti con Camilleri, il ‘papà’ di Montalbano.
Scompare a Roma Rosetta Dello Siesto: una vita accanto ad Andrea Camilleri
La vedova di Camilleri è morta in un ospedale romano la notte tra il 30 aprile e il primo maggio, era stata ricoverata solo qualche giorno prima. La sua figura viene ricordata per la discrezione con la quale è sempre rimasta a fianco del marito. Un legame indissolubile, il loro, che ha nutrito l’esistenza dello scrittore siciliano, il quale non mancava mai di sottolineare il ruolo cruciale della sua compagna: “Non c’è rigo che io abbia pubblicato che non sia stato prima letto da lei”.
Nata a Milano, Rosetta Dello Siesto si era laureata in Lettere alla Sapienza di Roma, con una tesi dedicata al filosofo Giovanni Pico della Mirandola, come raccontato dallo stesso Camilleri.
Il destino ha voluto che il suo percorso si incrociasse con quello del futuro maestro del giallo proprio nella capitale, in un momento significativo per entrambi. Era il giorno del debutto teatrale di Camilleri, impegnato nella messa in scena di “Abbiamo fatto un viaggio” di Raoul Maria De Angelis, al Teatro Pirandello.
L’incontro in teatro a Roma
In quell’occasione, Rosetta ricopriva il ruolo di sua aiuto regista. Rievocando quell’incontro in “Ora dimmi di te. Lettera a Matilda“, un vero e proprio testamento spirituale indirizzato alla pronipotina, Camilleri descrive con affetto e un pizzico di ironia i primi approcci con la donna che sarebbe diventata la sua sposa.
“Rosetta cominciò a seguire le prove, ma dopo qualche giorno mi accorsi che il mondo del teatro e le sue regole erano mille miglia distanti da lei. Una o due volte che le chiesi di aiutarmi concretamente per gli effetti sonori e rumoristici mi combinò dei disastri. Se non persi le staffe fu perché mi riusciva stranamente simpatica e la sua presenza mi metteva allegria”.
Un’attrazione inaspettata che sbocciò in un sentimento profondo. Dopo la prima dello spettacolo, Camilleri partì per un soggiorno di un mese nella sua amata Sicilia. Fu durante quella lontananza che, con sua grande sorpresa, realizzò di non aver trascorso un solo giorno senza pensare a quella “brunetta deliziosa“, come la definì in una lettera del 1953 indirizzata ai genitori, anch’essa confluita poi nel volume “Abbiamo fatto un viaggio“.
Al suo ritorno a Roma, una telefonata e un invito a cena. “Da quella sera ceniamo assieme da oltre sessant’anni”, ricordava Camilleri.