Cosa minaccia le tartarughe caretta caretta che vengono a nidificare anche sulle spiagge del litorale romano? Si tratta di una pluralità di ragioni, come spiega il capitano di vascello, Silvestro Girgenti, responsabile del Compartimento Marittimo della capitale e comandante del porto di Roma.
Ecco cosa minaccia le tartarughe caretta caretta dopo il ritrovamento di due carcasse in punti molto distanti del litorale romano
Il tema del decesso di questi rari esemplari di tartaruga si è riacceso dopo che gli uomini della Guardia Costiera hanno rinvenuto, lo scorso 19 aprile, due carcasse di caretta caretta in punti della costa molto distanti tra loro. Una è stata trovata sull’arenile di Passoscuro situato a nord del comune di Fiumicino e l’altra sulla spiaggia di Capocotta nel tratto compreso tra Ostia Lido e Torvaianica.
“L’avanzato stato di decomposizione di entrambe -esordisce il comandante Silvestro Girgenti- ha impedito di risalire alla causa della morte. In questi casi è l’autorità veterinaria della Asl che stabilisce se può esservi interesse a eseguire un esame autoptico, anche in funzione di rilievo di carattere scientifico quando ci si trovi di fronte a specie protette”.
Escluso il rischio di malattie infettive
“Quello che posso escludere è che si tratti di conseguenze legate a malattie di tipo infettivo e che si corra rischio di contagio tra esemplari di una specie molto rara e la cui sopravvivenza si ridurrebbe in maniera consistente se minacciata da patologie trasmissibili”.
Per avere un’idea dell’incidenza che potrebbe avere un virus su una popolazione di dimensioni davvero ridotte basti dire che, nel 2023, sono stati avvistati 400 esemplari di caretta caretta tutti concentrati nelle zone di mare dove le acque sono più calde, mentre nello stesso periodo, tra Sardegna e Italia centrale i nidi depositati sugli arenili sono stati tra 450 e 500.
Le principali cause di morte
Contrariamente a quanto di potrebbe ipotizzare le morti di caretta caretta dovute a cattura accidentale sono molto rare.
“Tra gli operatori del mare -precisa Girgenti- c’è molta sensibilità per la tutela di questi esemplari e, grazie a un ottimo rapporto di collaborazione con il mondo della marineria, quando i pescherecci ne catturano qualcuna veniamo avvisati tempestivamente. In questo tipo di situazioni la pericolosità è rappresentata dall’ingestione di attrezzi da pesca come i palangari, formati da molteplici filari di lenze e i cui ami possono essere ingeriti mandando in sofferenza la tartaruga, fino a ucciderla”.
In queste circostanze la Guardia costiera interviene per gestire le fasi di soccorso dell’animale ferito.
“Il nostro personale è addestrato a prestare i primi interventi. La procedura prevede che il ritrovamento venga segnalato all’autorità sanitaria e che, in seguito a quanto accertato, la tartaruga venga affidata al centro di accoglienza e recupero per le cure necessarie. Si tratta di un iter che si conclude in modo molto emozionante con la restituzione, cui prendiamo parte con i nostri mezzi, della vita al mare”.
Vite che l’inquinamento marino sta ormai da tempo esponendo al pericolo di estinzione. A partire dalla presenza negli organi delle specie ittiche e delle tartarughe delle microplastiche, ma anche di sacchetti da asporto ancora integri.
“Purtroppo -conclude il comandante Girgenti- la tartaruga può scambiare il sacchetto trasportato dalle correnti per una medusa e dopo averlo afferrata con la bocca esserne avvolta e morire per soffocamento”.