Il cellulare non era mai stato buttato. Smascherata l’ultima bugia di Mark Samson. Il telefonino di Ilaria Sula non era stato gettato in un tombino che non sapeva più indicare.
Il cellulare della studentessa ritrovato in casa dell’ex: lui dopo l’omicidio lo ha usato per fingere che fosse ancora viva
Il cellulare della 22enne, studentessa della Sapienza, uccisa il 26 marzo in casa di Samson al quartiere Africano, è stato ritrovato dalla Polizia proprio nell’abitazione di lui, ora detenuto in carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Era sotto il materasso, nella camera da letto della madre, tra l’altro già finita indagata per aver ripulito il sangue in casa e aiutato il figlio a far sparire i corpo.
Potrebbe fornire nuovi elementi sul movente
Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto di Roma Giuseppe Cascini, proseguono ora con l’analisi del telefono ritrovato, insieme agli esami già in corso sul tablet e sul computer della vittima e sul cellulare di Samson. Gli inquirenti stanno cercando riscontri digitali che possano rafforzare il quadro accusatorio e fornire nuovi spunti sul movente.
Il telefono mai buttato
Proprio con quel cellulare mai buttato Samson, subito dopo il femminicidio, si è finto Ilaria per farla credere ancora in vita, mentre ne aveva già buttato il corpo in una valigia in un dirupo a Capranica Prenestina.
Con lo stesso telefonino aveva coinvolto l’amica del cuore di Ilaria in un gioco perverso, rendendola partecipe della finta nascita di una relazione con un altro ragazzo. Samson sperava così di nascondere il più a lungo possibile la scomparsa di Ilaria.
“Sto per fare una cazzata, ma vado a casa di un tizio che ho conosciuto per strada. Poi ti racconto“, aveva scritto lo stesso 26 marzo all’amica, che per tutta risposta l’aveva esortata a “stare attenta“.
“Ci siamo visti stamattina all’uscita della Sapienza e mi ha chiesto se mi andava di uscire oggi, così a caso“, aveva insistito Ilaria-Mark, postando anche una foto di un giovane muscoloso su un’altalena per arricchire il quadro di bugie.
È in quel momento che il 23enne inventa la storia del viaggio a Napoli, fatto credere anche ai genitori di Ilaria. Che alla fine però avevano denunciato. La loro figlia chiamava ogni giorno e la sua assenza, il fatto che non rispondesse alle loro chiamate, per loro era un drammatico indizio.