Una bicicletta elettrica sull’asfalto, accanto i cadaveri dei due cinesi freddati con colpi alla testa. E tutt’attorno almeno sei bossoli di una pistola calibro 9.
Il killer ha atteso i due cinesi sotto casa poi l’esecuzione: le piste al vaglio
E’ la scena che si sono ritrovati davanti al Pigneto i carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci e del nucleo operativo di piazza Dante impegnati nelle indagini sull’agguato costato la vita a una coppia di cinesi, 53 anni lui Zhang Dayong titolare di un’azienda di trasporti, e 38 lei, Gong Xiaoqing. A ucciderli un colpo alla nuca.
Il killer che ieri sera ha sparato uccidendo la coppia di cinesi in via Prenestina a Roma li avrebbe prima attesi nel palazzo dove vivevano per poi aprire il fuoco appena li ha incrociati mentre rincasavano in bicicletta.
Diversi testimoni hanno raccontato che un uomo, con un cappuccio calato sul viso, prima del delitto avrebbe citofonato a diversi condomini per farsi aprire il portone, avrebbe poi raggiunto l’abitazione dei due cinesi per poi attenderli in strada freddandoli con diversi colpi esplosi da una pistola di piccolo calibro.
Un colpo in testa ciascuno
Entrambe le vittime sono state raggiunte da almeno un colpo alla testa. Al momento le piste battute sono quelle del movente sentimentale, di un debito, ma anche gli attriti nella criminalità cinese mentre sembra esclusa la rapina perché sul luogo del duplice omicidio è stata trovata sia la borsa della donna, sia i cellulari delle vittime che ora verranno analizzati.
La mala cinese
Si analizzano anche i guai giudiziari dei due e la rete dei contatti. Mentre la donna avrebbe avuto a carico un procedimento per gioco d’azzardo, il compagno sarebbe stato coinvolto, con l’accusa di tentata estorsione, in una inchiesta che riguarda la mala cinese.
Una inchiesta ribattezzata la “guerra delle grucce”, caratterizzata da una serie di regolamenti di conti interni alla criminalità cinese per il controllo degli affari nel distretto del tessile di Prato. Una guerra sulla quale sta indagando da tempo con diverse inchieste il procuratore capo di Prato Luca Tescaroli (per anni pm di punta di piazzale Clodio).
Dayong, conosciuto anche come Asheng, risulta, infatti, imputato a Prato nell’ambito dell’inchiesta China Truk, aperta nel 2018 dalla Dda di Firenze, culminata con 33 arresti e 21 indagati. Il gruppo, secondo i magistrati, controllava lo spostamento delle merci in partenza e in arrivo dalle aziende cinesi di buona parte dell’Europa e aveva le sue basi operative a Prato e a Roma.
Indaga la Dda
Elementi tutti questi ora al vaglio del pm di Roma Stefano Opilio, titolare dell’inchiesta assieme alla collega della Dda (direzione distrettuale antimafia) Alessandra Fin. I primi passi dell’inchiesta: il sopralluogo al Pigneto, il sequestro dell’appartamento delle vittime, la disposizione delle autopsie e una serie di interrogatori.
Al momento non sarebbero emersi elementi utili dalle telecamere presenti nel condominio perché non funzionanti mentre sono in corso le verifiche su quelle esterne che potrebbero aver ripreso il killer in fuga, forse in moto.
La portavoce
“Siamo sconvolti dall’agguato costato la vita ieri sera a due nostri connazionali – il commento Lucia King, portavoce della comunità cinese a Roma – Sono convinta che la maggior parte dei cinesi siano persone per bene e grandi lavoratori e ci auguriamo che la giustizia assicuri presto i delinquenti responsabili alla giustizia“.