Roma: chiede un caffè, il badante lo uccide. “Omicidio aggravato dalla crudeltà”

Vittima del badante un 94enne ex poliziotto, la sua 'colpa' aver chiesto un caffè

Un anziano
Foto di archivio

Il badante che lo avrebbe dovuto accudire lo ha massacrato a calci e pugni. Tre mesi di agonia non sono serviti per salvare Nicolò Caronia, 94 anni e una vita trascorsa al servizio della Polizia di Stato. Troppo gravi le ferite provocate dal suo badante, un 31enne cingalese per cui ora la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà.

Vittima del badante un 94enne ex poliziotto, la sua ‘colpa’ aver chiesto un caffè

Il pestaggio risale al 2 giugno scorso in un appartamento al Portuense, il 27 agosto la morte dell’anziano e ora il primo sviluppo giudiziario.

Al badante – Nawela Mahagama Rallaage Sachim Kevinda nato nello Sry Lanka e a Roma col permesso di soggiorno scaduto – la procura di Roma ha negato l’accesso al rito abbreviato che gli avrebbe garantito lo sconto di un terzo della pena.

Il movente dell’omicidio surreale. A scatenare la rabbia assassina del badante la richiesta di un caffé da parte dell’anziano che all’arrivo del figlio e dei carabinieri ha farfugliato qualcosa per poi entrare in coma.

La feroce aggressione

Quel 2 giugno l’ex poliziotto pranza e si mette letto. Chiama il badante più volte, ha voglia di un caffé. Allora si alza per sollecitare di nuovo il badante, la reazione è immediata e “crudele”, tra pugni e calci. Il pestaggio dura pochi istanti, ma lascia Caronia in condizioni disperate.

Il badante lo trascina a letto, e poi torna in sala e già alticcio finisce di ubriacarsi. Quando il figlio del novantenne telefona al papà, non risponde. L’allarme viene dirottato ai carabinieri che trovano l’anziano col volto pesto e già in fin di vita.

Il precedente all’Infernetto

Una storia analoga a quella di Maria Luisa Lombardi, una 81enne dell’Infernetto torturata nel giugno del 2020 (e morta settimane dopo) dalla sua badante, una donna di mezza età kazaka, poi condannata a 24 anni di carcere per omicidio volontario.