Volantini shock a Roma. In più quartieri della città è apparsa una insolita campagna di sensibilizzazione che, sfruttando l’apparenza ingannevole del revenge porn, mira a sensibilizzare sul dilagante fenomeno della diffusione non consensuale di materiale intimo.
Volantini shock a Roma, campagna contro il reveng porn ideato da studentesse dello IED
Volantini dal forte impatto visivo e verbale, con frasi adescanti come “Guardate Francesca quanto è stata brava l’altra notte!!!” o “Ora tutti vedranno i tuoi video”, corredati da QR code che promettono l’accesso a presunte immagini private, hanno fatto la loro comparsa in luoghi nevralgici della città, da piazza Bologna a San Lorenzo, passando per Ostiense e persino nei bagni di alcuni locali.
Dietro questa strategia comunicativa shock non si cela però l’ennesimo episodio di violenza digitale, bensì un progetto di sensibilizzazione ideato e realizzato da cinque studentesse dello IED di Roma.
La genesi dell’iniziativa affonda le radici in un’esperienza personale dolorosa: una delle studentesse è stata vittima di revenge porn. Questa ferita ha acceso in loro la volontà di affrontare un tema ancora troppo spesso sottovalutato in Italia, un Paese dove si stimano ben cinque milioni di vittime di questo odioso crimine, la maggior parte delle quali donne costrette a subire la diffusione incontrollata delle proprie immagini e video intimi.
Un dato ancora più allarmante rivela che quattordici milioni di persone hanno visualizzato tali contenuti privati, evidenziando una preoccupante normalizzazione di questa forma di violenza.
Il progetto “seicomplice”
Il progetto, significativamente intitolato “seicomplice”, si configura come una vera e propria provocazione intellettuale. L’aspettativa morbosa generata dai volantini si infrange nel momento in cui il QR code viene scansionato.
Anziché condurre a presunte immagini scandalose, il link reindirizza a un video dal forte impatto emotivo, concepito per interpellare direttamente chi ha ceduto alla curiosità voyeuristica. “Cosa pensavi di fare? Volevi vederla nuda senza il suo consenso? Condividere materiali pornografici senza il permesso dell’altro è un reato. E chi guarda non è uno spettatore innocente. Se guardi sei complice”, recita uno dei ragazzi che ha partecipato alla realizzazione del video, sottolineando la responsabilità morale e giuridica non solo di chi diffonde, ma anche di chi fruisce di questo materiale illecito.
Le cinque studentesse lavorano a questo progetto da mesi, ma la decisione di lanciarlo proprio in questi giorni non è casuale. Il femminicidio a Roma di Ilaria Sula ha spinto le studentesse a scendere in campo.
“Speriamo di aver lanciato un messaggio forte e chiaro”, spiegano le ideatrici dell’iniziativa. “Aspiriamo a una società in cui il rispetto per l’altro sia un valore fondamentale. Condividere immagini così intime, trattando una donna come un mero oggetto, è un atto di una gravità inaudita”.