L’orco era in casa ed era il papà. All’occorrenza si infilava nel letto della figlia e ne abusava. Violenze coperte con mille attenzioni, manipolazioni, sotterfugi, giocattoli, ma anche minacce via via sempre meno velate. A mettere fine all’orrore il coraggio della piccola. Nel giugno del 2023 l’arresto e ora la condanna, con pochi precedenti, emessa dal tribunale di Tivoli: venti anni di carcere.
Papà orco abusa della figlia dall’età di 10 anni. Tre lunghi anni di orrore, ora la sentenza del tribunale di Tivoli
La procura aveva chiesto 19 anni di carcere. Si chiude così in primo grado un procedimento con fatti raccapriccianti, celebrato a porte chiuse e in tempi record,nel palazzo di giustizia di viale Cassiano, a Tivoli.
Ad essere liberata dall’orrore una bambina di 13 anni che per tre anni, da quando ne aveva dieci, ha subito in silenzio gli abusi del padre, finché, dopo aver seguito una lezione su sesso e violenze, ha rotto il muro con una amichetta raccontando l’inconfessabile.
Il papà orco – un 58 enne italiano dell’area prenestina – ora dovrà restare in galera per un pezzo.
A notificargli la misura cautelare per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia nel giugno del 2023 – chiesta dalla procura di Tivoli e subito accolta dal tribunale – erano stati gli agenti del pool antiviolenza del commissariato di Tivoli, titolari delle indagini.
L’uomo approfittava sessualmente della piccola e maltrattava la madre, picchiandola anche in stato di gravidanza. Indagando sul caso gli investigatori – allora guidati dal sostituto commissario Davide Sinibaldi – avevano accertato che il papà orco aveva già fatto vivere nell’incubo la precedente compagna e il loro figlio.
“Indole violenta, incapace di freni”
Nel corso delle perquisizioni disposte a carico dell’indagato dal procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto erano emersi cruciali elementi di riscontro a quanto rivelato da mamma e figlia tra i quali alcuni preservativi nascosti in un orsacchiotto di peluche, un fucile a piombini con il quale in passato l’uomo aveva sparato la gamba del figlio all’epoca dodicenne, oltre, ad emblemi e pubblicazioni richiamanti l’ideologia nazista e del fascismo.
Nella misura cautelare in carcere firmata dal gip la personalità dell’indagato era stata descritta come “violenta, prevaricatrice e rivelatrice dell’incapacità di reprimere le pulsioni lesive dell’altrui integrità fisica e psicologica, oltre che indifferente ai legami familiari e della convivenza civile”.
