di Roberto Riccardi*
Per far digerire la tirannia delle nuove Ztl e delle zone pedonali nelle grandi città, la definizione che usano è “mobilità dolce“, come se l’imposizione ideologica potesse essere addolcita da un linguaggio ipocrita. Il Campidoglio, roccaforte di una sinistra sempre più distante dai problemi reali dei cittadini, procede con il suo piano di pedonalizzazioni selvagge che trasformerà Roma in un deserto urbano, accessibile solo ai privilegiati che possono permettersi di vivere senza spostarsi o di pagare affitti alle stelle nelle vicinanze del posto di lavoro.
Il Campidoglio impone nuove Ztl e zone pedonali: è la tirannia dei radical chic che vuole consentire di muoversi solo a chi se lo potrà permettere
Il più recente elenco delle strade che si aggiungeranno alle vecchie nella condanna all’immobilismo è lunghissimo: Via dei Banchi Nuovi, Via del Governo Vecchio, Portico d’Ottavia, il Tridente, l’ansa Barocca, Via Giulia, Navona, Pantheon, e poi Testaccio, San Saba, Torpignattara, persino la Balduina. Una crociata ideologica che non risparmia nessun quartiere. Un elenco di “isole ambientali” private di auto che va ad aggiungersi alla nuova Ztl Fascia verde che a novembre prossimo subirà un ulteriore giro di vite.
Eccola, la nuova Cina di Mao in salsa capitolina! Tutti in bicicletta, anziani con artrosi compresi, tutti a trasportare la spesa a piedi sotto il sole cocente d’agosto o la pioggia di novembre. La libertà di scelta? Un concetto borghese da superare, naturalmente.
Il paradosso è che questa rivoluzione green viene imposta da una sinistra sempre più elitaria, composta da benestanti che vivono nei quartieri centrali, lavorano in smart working e possono permettersi di ordinare la spesa online.
Sono loro che decidono come devono muoversi tutti gli altri romani, quelli che ogni giorno devono attraversare la città per lavorare, quelli che non possono permettersi di vivere a due passi dall’ufficio. Il centro storico di Roma non è una piazzetta medievale: è un’area di 14 chilometri quadrati, più grande dell’intera Firenze! Chiudere al traffico le sue arterie principali non significa “rendere più vivibile la città” bensì significa paralizzarla, tagliando i flussi vitali che la attraversano. Ma questo agli ideologi della ciclabile non interessa.
I negozi chiudono a raffica, stritolati tra l’e-commerce e le ZTL, mentre gli appartamenti si trasformano in B&B. Durante il periodo natalizio, quando i commercianti potrebbero recuperare parte delle perdite, abbiamo già visto il colpo di genio dell’amministrazione: aumentare le ore di chiusura del Centro facendole coincidere con gli orari dei negozi. Casualità? O deliberata ostilità verso chi ancora osa fare impresa nel centro di Roma? I residenti continuano a pagare il bollo auto per veicoli che non possono utilizzare, vedendosi calpestata la libertà costituzionale di movimento. Ma che importa della Costituzione quando c’è un’ideologia da imporre?
Al cittadino non viene più chiesto cosa serva per vivere meglio; gli viene imposto come deve vivere, in nome di un ambientalismo di facciata che in realtà nasconde il disprezzo per la mobilità privata. Con strumenti sempre più accurati per attuare la “repressione”.
Quello che Roma ha bisogno non è di un sindaco-maestrino che pretende, anche a caro prezzo, di educare i cittadini alla “mobilità corretta“, ma di un amministratore che risolva i problemi concreti senza crearne di nuovi. Un sindaco che potenzi davvero i trasporti pubblici, che crei parcheggi strategici, che permetta ai residenti e ai commercianti di vivere e lavorare senza ostacoli ideologici.
La soluzione non è trasformare Roma in un’immensa isola pedonale per il divertimento dei turisti e dei radical chic in bicicletta, ma creare un equilibrio che rispetti le esigenze di tutti. Pedonalizzazioni mirate sì, dove servono davvero, ma accompagnate da infrastrutture adeguate e da un rispetto per la libertà di scelta dei cittadini. Poi non ci si lamenti dello spopolamento del Centro Storico addossando tutte le responsabilità alla ricettività turistica diffusa che trasforma gli appartamenti in B&B e affittacamere.
Continuando su questa strada, otterremo una città divisa in due: da una parte i privilegiati che possono permettersi di vivere secondo i dettami dell’ideologia verde, dall’altra la maggioranza dei romani, ostaggi di una visione urbana elitaria che li condanna a spostamenti sempre più difficili e costosi.
È questa l’idea di progresso che abbiamo in mente? Una città che funziona solo per chi non ha bisogno di muoversi?
*Commissario UDC Roma e Città Metropolitana