I rinvii del processo sul grave incidente che ha ridotto in stato vegetativo la piccola Lavinia Montebove, investita all’asilo nido di Velletri, sono inaccettabili. Questo quanto denuncia in una nota Monica Sansoni, Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Lazio.
La bimba, che a marzo compirà 8 anni, è in stato vegetativo da quando è stata investita
Il gravissimo incidente era avvenuto nel 2018. Lavinia era stata investita da una giovane donna nel parcheggio dell’asilo, quando aveva 16 mesi.
“Dopo 7 anni dal grave incidente avvenuto in un asilo nido di Velletri che la costringe a vivere in stato vegetativo – scrive in una nota Monica Sansoni, Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Lazio – la piccola Lavinia Montebove sembra non trovare pace neppure per quel che riguarda i tempi del processo che hanno visto condannate in primo grado la maestra che doveva controllarla e la giovane donna che l’ha investita nel parcheggio. Ho appreso infatti che il processo di secondo grado iniziato a dicembre scorso in Corte d’Appello a Roma subisce dei rinvii per un ‘difetto di notifica’ nei confronti della principale imputata. Errori nel reperire la maestra all’indirizzo da lei indicato che hanno portato già a dicembre ad un rinvio dell’udienza e che determineranno quasi sicuramente un ulteriore rinvio della nuova udienza calendarizzata il prossimo 27 febbraio“.
La piccola Lavinia sta lottando da quel maledetto giorno. Ha trascorso il mese di gennaio in terapia intensiva all’ospedale Bambino Gesù di Palidoro a causa di una grave crisi respiratoria e alle spalle conta una ventina di ricoveri in 6 anni.
“Lavinia -aggiunge la Garante – che a 16 mesi era sanissima e che è stata dimenticata a gattonare da sola nel parcheggio dell’asilo, per essere poi travolta da una vettura, compirà 8 anni il prossimo 15 marzo. E’ tecnicamente in stato vegetativo di minima coscienza, è tetraplegica, ha un deficit gravissimo delle funzioni neurovisive, è tracheostomizzata nonché costretta all’uso di un dispositivo di ventilazione e ad alimentarsi tramite gastrostomia endoscopica percutanea, dipende in tutto e per tutto dai genitori che la assistono assieme agli infermieri domiciliari”.
L’appello è che la vicenda venga chiusa il prima possibile sul fronte della Giustizia.
“Mi ero già appellata – spiega Sansone – in passato al Tribunale di Velletri perché anche la sentenza di primo grado sembrava non arrivare mai. Per questo oggi rivolgo una accorata richiesta alla Corte di Appello di Roma affinché attenzioni questa vicenda e mi metterò personalmente in contatto col Presidente della stessa Corte per avere dei riscontri concreti. Giustizia per Lavinia, almeno questo lo dobbiamo a questa sfortunata bambina”.