Non c’è più la strada, anzi, per meglio dire, lo scenario, che ha fatto da fondale per una delle riprese più iconiche del cinema italiano, quella di “Un americano a Roma”. L’abbattimento dei filari di alberi che fiancheggiavano la strada, ha snaturato il paesaggio e decretato la parola fine di uno degli spettacoli naturali celebrati nella pellicola diretta da Steno e resa famosa da Alberto Sordi.
Snaturato lo scenario che ha fatto da sfondo a una delle riprese più iconiche del cinema girata da Steno e Alberto Sordi
Stiamo parlando di via di Castelfusano, l’arteria che collega via dei Pescatori con l’incrocio semaforico via Ostiense-via del Mare. Era il 1954 quando Stefano Vanzina, in arte Steno, regista padre dei fratelli Carlo ed Enrico Vanzina, scelse quella strada distante dal traffico di Roma per girare la lunga sequenza di un istant-movie ovvero di una pellicola estemporanea e a basso costo. Non sapeva che quel film e quel luogo sarebbero diventati iconici e avrebbero reso Alberto Sordi l’attore romano più famoso, non solo in Italia ma anche negli USA.

Cosa è successo a via di Castelfusano
Quelli che erano i filari ordinati di pini, uno ogni 40 metri ai lati di via di Castelfusano, oggi non ci sono più. L’amministrazione capitolina ha abbattuto quasi tutti gli alberi perché morti a causa della Toumeyella Parvicornis meglio conosciuta come Cocciniglia tartaruga. Gli ambientalisti sostengono che quegli alberi potevano essere salvati se Comune di Roma e X Municipio li avessero curati attraverso la tecnica dell’endoterapia, come obbligato da una legge regionale rispettata dai privati della stessa zona (i titolari del campeggio Capitol Village e la famiglia Chigi) ma non dall’amministrazione locale.
Fatto è che quello scenario naturale impiegato dal regista di “Un americano a Roma”, come ha scoperto il libro “Ostia set naturale” sulle location dei film girati sul litorale romano, non esiste più.

Un americano a Roma in moto a Ostia
“Un americano a Roma” è un istant-movie ovvero una pellicola girata a basso costo con una sceneggiatura rapida che ruota intorno alla figura di Nando Mericoni, interpretato da Alberto Sordi. Il soggetto, scritto tra gli altri da Ettore Scola, era nato da un’idea di Stefano Vanzina, Lucio Fulci e Alberto Sordi come sviluppo di un personaggio interpretato l’anno prima dallo stesso attore romano nel film a episodi “Un giorno in pretura”. Nando Mericoni, il Tarzan della Marana, allora come nel nuovo film, prendeva vita come modello dell’esterofilia pro-Usa nella quale vivevano a quei tempi schiere di teenager e non solo.
Non si trattava di un film dalle grandi pretese e presentava persino grossi problemi tecnici, primo tra tutti una zoppicante presa diretta audio. Eppure, la pellicola ottenne un notevole successo, tanto che ad Alberto Sordi venne attribuita la cittadinanza onoraria di Kansas City nel Missouri (e non nel Texas come sostiene Nando Mericoni nel film).
Può interessarti anche: Chiude e cambia destinazione il bar dell’Infernetto usato per una delle scene più famose del cinema italiano.
La scena di “Un americano a Roma” girata su via di Castelfusano mostra Sordi a cavalcioni di una Harley Davidson che impersona un fantasioso poliziotto con la bustina da portalettere del padre postino trasformata in cappello da police cop. Il caso mette sulla sua strada un addetto all’ambasciata statunitense e Nando si offrirà da fargli da scorta fino al bivio che porta a un ristorante di pesce. L’indicazione, però, è sbagliata perché nel suo inglese maccheronico l’americano romano indica la direzione “all right”, ovvero tutto a destra, aggiungendo in romanesco “ma non gira’ a destra che c’è il fosso della maranella”.
Ovviamente l’addetto all’ambasciata girerà a destra (cioè all’imbocco di via Agostino Chigi, inquadrato nel film) e il finale della sequenza sarà inevitabilmente comico.
Nota curiosa. Sulla moto Nando Mericoni porta con sé anche la fidanzata Elvira. Si tratta dell’attrice Maria Pia Casilio, una delle caratteriste più longeve del cinema italiano con ben trenta film all’attivo. Ebbene la Casilio si innamorerà a tal punto di Ostia che verrà a viverci insieme con il marito, il celeberrimo doppiatore Giuseppe Rinaldi.

La “maledizione” di via di Castelfusano
Purtroppo, nel pensiero di tanti, via di Castelfusano rappresenta anche un motivo di profondo dolore. Qui, infatti, negli anni hanno trovato la morte diverse persone vittime di incidenti stradali, resi ancora più cruenti dalla pericolosità delle alberature prive di protezione con guard rail.
A via di Castelfusano, poi è legato anche uno scandalo amministrativo costato la condanna all’allora presidente del Municipio, Andrea Tassone, e il successivo commissariamento prefettizio. Una delle contestazioni mosse all’amministrazione di allora, infatti, fu quella di aver appaltato senza gara ad evidenza pubblica i lavori di potatura alla Cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi.